PADOVA - Come andare verso il nuovo orizzonte nell’etica del digitale? Provano a spiegarlo gli esperti riuniti oggi nella Città del Santo nella...
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Ecco il testo integrale: "La dimensione onlife del nostro quotidiano, che supera l’iniziale distinzione tra esperienza online e offline, sta modificando gradualmente ma significativamente le nostre persone e il nostro approccio al mondo. La rete Internet e la tecnologia promettevano di liberarci dalle catene del lavoro e dei regimi, non di fare business con le nostre identità. Ciononostante nutriamo sentimenti positivi e di speranza e, al tempo stesso, di seria preoccupazione per quanto sta accadendo.
Ecco perché, su questa premessa, i sottoscrittori della Dichiarazione di Padova fissano sei principi, che vogliono essere un minimo comune denominatore che nasce dal basso, sperando diventino presto una forte traccia verso questo nuovo orizzonte dell’etica:
1. Riteniamo opportuno riflettere e fare il possibile per controllare e governare i nostri comportamenti anche all’interno dell’infosfera così che la responsabilità sulle nostre parole, azioni e silenzi sia piena anche nelle mediazioni elettroniche e tecnologiche. In questa prospettiva chiediamo con forza che, nelle interazioni mediate dal digitale, siano sempre garantiti il rispetto della persona e della sua reputazione e respingiamo con forza ogni tentativo di ledere questo diritto inalienabile.
2. La dimensione digitale del nostro quotidiano non è costituita solamente dalla rete Internet ma comprende, solo per elencare alcuni esempi, il vasto continente della videoludica, l’ambito dell’informazione, l’integrazione con gli oggetti di uso quotidiano (IOT), la domotica, i servizi pubblici offerti dalle smart cities, la robotica, la telepresenza, l’automazione del lavoro. Per questo sviluppare un’etica dell’ambiente digitale significa attivare una riflessione costante e un senso di responsabilità su un vasto spettro di interazioni quotidiane che ci interpellano molto concretamente sin d’ora e non in un futuro indefinito.
3. Avvertiamo il dovere di elaborare insieme, condividere e tutelare un sapere a servizio dell'uomo, soprattutto per i più piccoli che osservano il nostro comportamento per trarne indicazioni etiche per sé e per il futuro. Essere corretti e coerenti, mettendo al centro il bene comune, restituisce a noi integrità e maggiore dignità e può sostenere i più giovani nella propria educazione della coscienza e nell’operare scelte per il bene comune.
4. Siamo consapevoli che la ricerca della verità, pur rimanendo una tensione ideale mai pienamente raggiunta, ci impegna in una costante attività volta a sgretolare pregiudizi e precomprensioni e ci stimola ad una maggiore responsabilità nell’accogliere ogni informazione pubblicata nell’infosfera e al costante rispetto di qualsiasi persona, anche nelle sue estensioni di presenza nella mediazione digitale.
5. I dati genetici, biometrici e qualsiasi altra informazione sensibile relativa a ciascun individuo fanno parte di un patrimonio personale che deve essere tutelato con le maggiori garanzie possibili, soprattutto quando si tratta di minori e anziani che spesso sono carenti degli strumenti necessari per difendere e proteggere i propri dati personali a volte carpiti anche inconsapevolmente.
6. Avvertiamo che quanto è stato fatto finora per l’educazione delle coscienze nell’abitare l’ambiente digitale è significativo ma non è abbastanza.
Lanciamo quindi l’appello a tutte le agenzie formative, alle istituzioni, alle organizzazioni, alle aziende, alle religioni e alle loro guide e a quanti hanno a cuore la formazione dei più giovani perché ci si adoperi con creatività e vigore in un’opera di educazione delle coscienze e di formazione generale che abbia sempre come orizzonte la promozione e il rispetto del bene comune e di ogni essere umano in tutte le sue espressioni ed estensioni di presenza all’interno dell’ambiente digitale"
Padova, 12 maggio 2018
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Il Gazzettino