Spionaggio hi-tech, il cellulare ti ascolta sempre. Anche i bambini presi di mira

Spionaggio hi-tech, il cellulare ti ascolta sempre. Anche i bambini presi di mira
Vi è mai successo di parlare con un amico di un viaggio o di un potenziale futuro acquisto e di ritrovare - qualche ora dopo e senza aver fatto alcuna ricerca sul web -...

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Vi è mai successo di parlare con un amico di un viaggio o di un potenziale futuro acquisto e di ritrovare - qualche ora dopo e senza aver fatto alcuna ricerca sul web - pubblicità relative appunto al viaggio e all'acquisto desiderato scorrendo il news feed di Facebook o Instagram?

Ogni giorno succede a una marea di utenti social con una precisione che instilla il dubbio che forse lo smartphone può ascoltarci, captando le nostre discussioni reali.

Premesso che il microfono del telefono si attiva quando si chiede l'ausilio degli assistenti digitali, cioè Siri per Apple e Ok Google per Android, le più popolari aziende hi-tech hanno a disposizione tanti mezzi per comprendere preferenze, abitudini e sogni delle persone. Se Google non nasconde di registrare talvolta la voce degli utenti, nel caso dei più popolari social network il processo è differente.

«I post pubblicitari nascono da due tipologie di informazioni cui ha accesso Facebook: nel primo caso ci sono i dati personali che ogni iscritto rilascia all'inizio quando crea il profilo dichiarando professione, relazione sentimentale e simili. Nel secondo caso, dettagli specifici arrivano dai like. Ma contano pure tutte le reazioni che ognuno lascia nei commenti a un post o alle pagine dei brand», spiega Vincenzo Cosenza, esperto di marketing digitale e creatore dell'Osservatorio Social Media che misura impatto, dimensioni e influenza dei social network in Italia.

Tacciata in passato più volte di ascoltare le conversazioni, Facebook ha ripetutamente negato di usare il microfono per registrare e, dopo lo scandalo Cambridge Analytica che ha minato in parte la sua aurea di purezza, non potrebbe permettersi di tradire ancora le promesse. Allargando l'orizzonte, sorprende la ricerca realizzata su un campione di 17.000 applicazioni dalla Northeastern University di Boston per analizzare se e come queste utilizzassero il microfono dello smartphone per intercettare le persone.


A colpire non sono le 8.000 app che inviavano dati a Facebook (microfono attivo solo quando autorizzato), bensì gli screenshot e la registrazione di video di quanto accadeva sul display, con il materiale sepdito ad altre società. Come si può rimediare? La soluzione si chiama SoniControl, app capace di annullare l'azione del microfono bloccando il trasferimento delle clip audio a terze parti, ma per ora è disponibile solo per dispositivi Android. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino