Verona, il sogno senza tempo continua

Verona, il sogno senza tempo continua
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Cambiare affinché nulla cambi. Il Gattopardo del Verona, fin qui, è un libro a lieto fine. Terzo posto a 8 punti, due gettoni in più rispetto all'anno scorso quando l'Hellas era la sorpresa, Iturbe il grimaldello, Jorginho il play e Romulo l'apriscatole in fascia. Il cast è mutato: star (Toni, Marquez, Saviola) e promesse di felicità (il primo moldavo a segnare in Italia, Ionita, e il portierino ex Manchester United, Gollini). Non è mutato il dna: «Battagliero», scandisce Andrea Mandorlini, lui che, all'unisono con patron Maurizio Setti, parla di un Verona, quello odierno, «meno istintivo e più razionale». Il Verona tornato a riveder le stelle è un'emozione che non s'interrompe e il sindaco Flavio Tosi, tifoso doc, gongola: «E' una resurrezione, per la città, dopo gli 11 anni di purgatorio tra B e C». L'Hellas, a Verona, è una fede che si abbraccia senza discussioni. Tanto che la ruspante Carla Riolfi, figura chiave dei calcio club, accosta il gialloblù al giallorosso. «Il tifoso romanista, per passione e attaccamento, è molto vicino a noi. Nel nostro piccolo siamo un primato nazionale: 16 mila abbonati l'anno scorso, 14 mila oggi, ottavo risultato della serie A. Parlano di stadi vuoti e salotti-tv pieni, ma quando gioca il Verona c'è la fila al botteghino». E non si arriva in alta quota senza l'attrezzatura. Cioè, secondo Tosi, senza «una società solida». Società vuol dire, soprattutto, il ds Sean Sogliano, poche parole e molti fatti. E' lui a consegnare le password a Mandorlini. E per decrittare il nuovo Verona ci si può rivolgere a Piero Fanna, ala dello scudetto targato Bagnoli: «L'Hellas dell'anno scorso era una squadra bella, verticale, dirompente in contropiede. Oggi ragiona di più ma le occasioni le crea comunque, ed è cresciuta in forza fisica e personalità. Dietro c'è Marquez, 19 titoli in carriera. In regia Tachtsidis, che può affermarsi se impara a smistarla più velocemente. E davanti Toni è Toni».
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Il Gazzettino