Ucraina, stop al campionato. De Zerbi e il suo staff bloccati: «Non potevo voltare le spalle al club»

Ucraina, stop al campionato. De Zerbi e il suo staff bloccati: «Non potevo voltare le spalle al club»
«Aspettiamo disposizioni dall’ambasciata italiana, seguiremo le loro indicazioni». La voce di Agostino Tibaudi, preparatore atletico dello Shakhtar Donetsk, uno...

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«Aspettiamo disposizioni dall’ambasciata italiana, seguiremo le loro indicazioni». La voce di Agostino Tibaudi, preparatore atletico dello Shakhtar Donetsk, uno dei nove componenti dello staff tecnico guidato da Roberto De Zerbi, arriva da Kiev, la capitale dell’Ucraina dove nella notte si sono verificate alcune esplosioni e dove è rimasto bloccato anche l’ex allenatore della Roma, Paulo Fonseca. Il presidente russo Vladimir Putin alle 3.50 orario italiano ha autorizzato le operazioni militari nel Donbass ed è subito iniziata la guerra. La federazione ucraina ha sospeso naturalmente il campionato di calcio: la stagione sarebbe dovuta riprendere domani con l’anticipo Minaj-Zorya, dopo la pausa invernale: «A causa dell’imposizione della legge marziale in Ucraina, il torneo è stato sospeso», il breve comunicato ufficiale.

Lo staff italiano dello Shakhtar Donetsk ha la base a Kiev: la squadra del Donbass dal 2014 è costretta a allenarsi nella capitale e a giocare a Kharkiv, la seconda città del paese, già travolta in queste ore dalle prime azioni militari. De Zerbi, il suo gruppo e i giocatori stanno trascorrendo ore difficili. Da ieri sono radunati in un albergo della capitale, vicino all’area delle ambasciate, una zona che in teoria dovrebbe rivelarsi più sicura. Ieri sera lo staff italiano ha avuto un lungo colloquio con il console. «E’ una brutta giornata, stanotte ci hanno svegliato le esplosioni. Non sono tornato in Italia, perché non potevo voltare le spalle al club», le parole di De Zerbi. «Stiamo cercando di capire come muoverci – spiega Tibaudi -. Siamo tutti insieme, in una situazione di legittima apprensione. I collegamenti aerei sono stati sospesi, di fatto siamo bloccati. Internet e la televisione continuano a funzionare e per noi sono il contatto con il mondo. Abbiamo scorte di acqua e cibo, da questo punto di vista non abbiamo preoccupazioni. Abbiamo sentito le esplosioni nella notte, ora invece vediamo le immagini del caos della gente che vuole fuggire da Kiev».

 

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Il Gazzettino