Sinner come un robot: Djokovic demolito con le sue armi. Prima finale Slam (che giocherà da favorito)

Jannik più forte, più solido, più incisivo in tutti i fondamentali, nessuna palla break concessa

Il robot questa volta è stato lui. Jannik Sinner conquista la prima finale Slam (nella quale partirà favorito) demolendo nelle certezze, prima ancora che nel...

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Il robot questa volta è stato lui. Jannik Sinner conquista la prima finale Slam (nella quale partirà favorito) demolendo nelle certezze, prima ancora che nel punteggio, Novak Djokovic, il numero 1 del mondo. Un'impresa considerando che l'ultima sconfitta del serbo in Australia risaliva al 2018 quando il carneade coreano Chung Hyeon lo eliminò agli ottavi di finale. Dopo quel match, 33 vittorie consecutive e quattro titoli, la striscia più vincente di sempre a queste latitudini. Questa volta però il tennista-robot è stato l'altoatesino che ha battuto il suo rivale sul terreno preferito del "tre su cinque". Sinner lo ha fatto persino con naturalezza incanalando la partita sui giusti binari sin dai primi scambi. Dei primi 15 game, Jannik ne ha conquistati 12, il che è significato portarsi avanti 6-1, 6-2. L'italiano è stato perfetto al servizio, colpo che gli ha consentito sempre di guidare lo scambio. Nel secondo set è arrivato un incredibile 93% di palle vinte con il primo servizio, ma ad impressionare è stata la costanza della seconda palla - profonda, arrotata - con la quale ha portato a casa oltre il 60% del punti in tutto il match.

Djokovic ha fatto letteralmente quello che ha potuto: nei primi due set è stato schiacciato, commettendo una valanga di errori non forzati: 14 nel primo set, 15 nel secondo. Ma le statistiche non rendono piena giustizia a Sinner che quegli errori li ha provocati con un palleggio lunghissimo, una serie di dritti e rivesci angolatissimi e indirizzati sempre negli angoli. Un Djokovic falloso soprattutto con il dritto con il quale non è mai riuscito a prendere il controllo del match.

Sinner avrebbe anche potuto chiuderla in tre set, ma in un intenso tie-break ha sprecato l'occasione sul 6-5 affondando un diritto in rete.

L'italiano ha ripreso la sua marcia nel quarto, ottenendo sempre tanto dal servizio, soprattutto quello esterno. Un colpo che Cahill gli ha cucito addosso. E un attimo di paura - il primo doppio fallo sul 15-15 dell'ultimo game - non lo ha frenato. Tre punti consecutivi hanno sancito la vittoria e la prima finale Slam della carriera, che è anche la prima di un tennista italiano in Australia. Un Sinner gigantesco, che ha battuto il re del tennis sul suo terreno. Più forte, più solido, più incisivo in tutti i fondamentali, nessuna palla break concessa. Un robot con la faccia gentile e la determinazione di chi sa che il futuro è suo.

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Il Gazzettino