Nato il coordinamento dei club di rugby, primo passo verso la Lega. In 9 uniti per una serie A Elite più credibile

Coppa, pallone e marchio della serie A Elite
BOLOGNA - Il coordinamento nato giovedì 28 dicembre a Bologna non è ancora la lega dei club di rugby, e chissà mai se lo sarà in futuro. Ma è la...

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BOLOGNA - Il coordinamento nato giovedì 28 dicembre a Bologna non è ancora la lega dei club di rugby, e chissà mai se lo sarà in futuro. Ma è la cosa che più le assomiglia da 15 anni a questa parte. Da quando il 1° ottobre 2009 la Lire (Lega italiana rugby Eccellenza) presieduta da Sandro Manzoni e coordinata da Alessandro Fino, è stata fatta morire dall’uscita di Benetton, Calvisano e Capitolina, con la benedizione della Fir per traghettare l’Italia in Celtc/Urc.

Da allora le società della massima serie non hanno più una rappresentanza comune. Procedono isolate, una contro l’altra, in ordine sparso (divide et impera). Sono passate dal Super 10 con i migliori giocatori italiani ed esteri, che ha distribuito 682.000 euro di utili le ultime tre stagioni e una finale a Monza con 11.000 spettatori, all’attuale, misera, Serie A Elite. In 15 anni è cambiata anche la terminologia con cui viene definito: da massimo campionato italiano a torneo domestico. Un altro segno dei tempi e del declino.
 

TUTTI I PARTECIPANTI
A Bologna giovedì, secondo le indiscrezioni trapelate dalla riunione, le società di Serie A Elite hanno deciso di costituire un gruppo di lavoro per elaborare entro febbraio le proposte di riforma del campionato da sottoporre alla federazione. Avrebbero designato loro portavoce Roberto Manghi, ex allenatore e anima della crescita del Reggio Emilia fino all’attuale Valorugby del patron Enrico Grassi. Alla riunione era presenti tutti i club, le Fiamme Oro da remoto, con presidenti, ds, dg e alti dirigenti. Per il Rovigo c’erano Francesco Zambelli, Polla Roux, Andrea Trombini. Per il Petrarca Alessandro Banzato, Vittorio Munari e Fulvio Lorigiola. Per la capolista Viadana Guido Arletti e Ulyses Gamboa. Per Mogliano Roberto Brunetta e un altro dirigente. Per Vicenza Roberto Rampazzo e un altro dirigente. Per Colorno Stefano Cantoni. Per i Lyons Guido Pattarini e Roberto Fulgoni. Valeria Prampolini per il Valorugby.

L’obiettivo del gruppo di lavoro è produrre il documento di proposta per un campionato credibile, sostenibile e vendibile (trovare introiti e sponsor), non come quello attuale che non piace a nessuno. Un torneo pieno zeppo di soste, condizionato dai permit player federali, lontano da un rapporto di reciproca soddisfazione con le realtà di Urc (Benetton, Zebre), incapace di produrre risorse (dov’è il title sponsor che doveva portare il direttore Marco Aloi?), con la Coppa Italia sacrificata all’aborto chiamato Elite Cup: 5 squadre, inizio slittato a febbraio.
Sul piatto anche il numero di squadre partecipanti. L’orientamento sarebbe di riportalo a dieci. Se si riuscirà, cambiando regole in corsa, bloccando le retrocessioni e accogliendo la promossa della Serie A. Ipotesi improbabile. Altrimenti in futuro.

Il coordinamento dei club è la risposta all’impasse dei precedenti incontri Fir-società, che hanno prodotto formula e regole di campionato non condivise. È anche una strategia per compattare un fronte elettore in vista del rinnovo della presidenza nel 2024. Elezioni per le quali Rovigo e Petrarca hanno ormai abbandonato il presidente Marzio Innocenti, che hanno contribuito a eleggere, come dimostra anche l’esposto alla Procura la vigilia di Natale.

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Il Gazzettino