Fuser 7 anni dopo: dalla Scozia al Galles unico superstite nella vittoria dell'Italrugby

Il momento della gioia per l'Italia del rugby dopo la meta decisiva
CARDIFF - Sette anni di sconfitte e cattivi pensieri per l’Italia del rugby. Poi il lampo di luce e l’ottimismo sul futuro. Marco Fuser, 31 anni, gigante di Villorba,...

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CARDIFF - Sette anni di sconfitte e cattivi pensieri per l’Italia del rugby. Poi il lampo di luce e l’ottimismo sul futuro. Marco Fuser, 31 anni, gigante di Villorba, c’era il 28 febbraio 2015 a Edimburgo nel 22-19 alla Scozia e sabato nel 22-21 al Galles. Unico superstite in formazione di quel successo mitologico. Trait-d’unione fra due generazioni azzurre. Una che allora smise di vincere (36 sconfitte di fila). L’altra che ha appena iniziato a farlo. Almeno, si spera.


Per lei un nuovo ruolo, da seconda linea a traghettatore.
«A Edimburgo ero a inizio carriera in azzurro, qui sono quasi alla fine. A Cardiff non avevo mai giocato. Era l’ultimo stadio del Sei Nazioni che mi mancava. L’ho fatto vincendo. Il massimo».
Chi c’era da Villorba a vederla?
«Due amici che conosco da quando avevo 14 anni. Al fischio finale sono corso ad abbracciarli»
Josh Adams è corso invece a dare la medaglia di “uomo del match” ad Ange Capuozzo
«Un gesto di sportività e rispetto che ci ha reso tutti felici. Ange è rimasto sbalordito. Gli ha detto: “Ma cosa fai?”. Adams ha risposto: “Te la meriti”. Il segno che nel rugby i valori esistono»
Ha parlato ai compagni della vittoria di sette anni fa?
«L’ho fatto prima della Scozia».
Differenze e similitudini?
«Entrambe sono gare vinte all’ultima azione. Allora con un drive e una meta tecnica. Stavolta con l’invenzione di Capuozzo. Per questo lasciano un senso di incredulità insieme alla gioia».
Ora non fate aspettare i tifosi altri sette anni.
«La speranza che questo sia il primo mattone di un edificio da costruire. L’Italia è un bel gruppo, giovane (23 anni di media, ndr). Con il Galles ha messo a frutto un intenso lavoro durato due mesi».
Cosa vi siete detti prima della gara al Millennium?
«Quasi nulla. Non c’era bisogno. Avevamo la motivazione giusta senza bisogno di parole. C’era la convinzione di fare una grande partita. Ci siamo riusciti».
Avete reagito agli errori.
«La reazione che era mancato nelle altre partite. Gli errori non ci hanno fatto perdere il focus dando coraggio all’avversario».
Avete sempre tenuto il Galles agganciato nel punteggio.
«Gli abbiamo messo pressione dal primo minuto’. Nel secondo tempo quando è andato in vantaggio non ci siamo disuniti».
Nelle altre gare no, perché?
«Anche con la Francia abbiamo fatto bene. Rivedendo la gara al video eravamo contenti. Evitando due mete per errori banali il risultato sarebbe stato diverso».
Lei ha giocato solo la prima e l’ultima gara del torneo.
«La concussion subita all’ultima azione con la Francia mi ha tenuto fermo un mese. Ho aperto e chiuso il Sei Nazioni»
Con l’Inghilterra Italia male.
«Dovevamo piazzare più i calci e cercare meno la meta. Ci è servito d’esperienza. Con il Galles abbiamo piazzato tutto».
Lei gioca a Newcastle. Gli inglesi la smetteranno di dire che l’Italia deve uscire dal torneo.

«A me in due anni in Premiershipì veramente non l’hanno mai detto. Ma dopo una vittoria contro i campioni del 2021 ora come potrebbero farlo?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino