La vittoria dell'Italia di rugby contro il Giappone vale più della Coppa del mondo

Stephen Varney, da sinistra, Monty Ioane e Danilo Fischetti applaudono e festeggiano la vittoria sul Giappone
TREVISO - La migliore Italia nella partita più importante dell’anno. Anche più di quelle da giocare al Mondiali di rugby che, se andrà secondo...

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TREVISO - La migliore Italia nella partita più importante dell’anno. Anche più di quelle da giocare al Mondiali di rugby che, se andrà secondo pronostici, porterà in dote agli azzurri 2 vittorie (Namibia, Uruguay) e 2 sconfitte (All Blacks, Francia) scontate.

Miglior esito non poteva regalare all’ Italia la sfida in uno stadio di Treviso gremito contro un Giappone doppiato nel punteggio (42-21). Non inganni il divario eccessivo. La gara è stata in bilico fino a 4’ dalla fine (28-21). Due errori di frustrazione giapponesi, un calcetto a scavalcare e un finger-pass finiti nelle mani degli italiani, hanno determinato le ultime 2 facili mete di Ioane e Page-Relo.

Non è però eccessivo dire che la vittoria è ampiamente meritata. Contro la rivale diretta numero uno, insieme alla Georgia, nel ranking mondiale e nell’attuale momento storico dell’Italrugby. Non è poco come progresso rispetto a un anno fa. Quando nella “fatal Batumi” contro i georgiani è arrivata la sconfitta (28-19) più dolorosa della fin qui positiva era di Kieran Crowley in panchina. Peccato solo che il ct non abbia dato una chance di conquistarsi il Mondiale al centro rodigino Enrico Lucchin, unico tagliato senza aver giocato un minuto, e porti in Francia ai centri Paolo Odogwu dopo 10’ con l’Irlanda, 15’ con Giappone e il match con la Romania tutt’altro che convincenti giocati sempre da ala. Ma questo è un altro discorso.

I SEI MOTIVI
L’ Italia ha battuto il Giappone sostanzialmente per 6 motivi.

1) Ha esaltato la sua potenzialità di usare i palloni di recupero e trovare spazi al largo con la velocità e l’imprevidibilità di Ioane (tripletta) e Capuozzo (due assit) trafiggendo in quel settore una difesa giapponese lacunosa.

2) Ha difeso bene sul multifase, agevolata dalla lentezza con cui il Giappone faceva uscire palla in ruck, cedendo solo 2 volte alla 17ª fase (meta di Matsushima) e 10ª fase (Riley).

3) Finalmente ha giocato meglio dei rivali al piede, tatticamente e come percentuali nei piazzati (5/6 Allan, 2/5 i piazzatori giapponesi).
4) È stata migliore in touche (pari in mischia) rubandone due di capitale importanza: quella da cui nasce la meta di Varney con break decisivo di Garbisi e una in difesa nel momento di maggior difficoltà.

5) È stata efficace in attacco: a punti 7 volte su 8 ingressi nei 22 metri avversari rispetto a 4 su 9 del Giappone.

6) È stata disciplinata fermandosi 9 falli contro 8.

Un buon viatico per la Coppa del mondo.
 

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Il Gazzettino