Il trevigiano Fabio Semenzato fa pulizia: butta numerose bottigliette di plastica, appena raccolte dal campo di gioco, nel bidone della raccolta differenziata vicino...
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Fabio Semenzato ha dato una ripulita al prato dello stadio di Calvisano sul quale aveva appena guidato la squadra alla vittoria dello scudetto, domenica scorsa, che metteva di fronte la squadra del piccolo centro bresciano ai bersaglieri del Rovigo. Bella vittoria, perentoria: 33-10, ovvero il settimo tricolore per il Calvisano e il quinto personale per Semenzato (detto Mozza o Mozzarella) che ne ha vinti tre con il Benetton Treviso e due con il Calvisano. Il giocatore, nato a a Treviso 33 anni fa, ha conquistato anche due Coppe Italia e una Supercoppa e vanta anche 12 presenze in nazionale con la quale ha partecipato pure ai mondiali del 2011 in Nuova Zelanda. Nel Benetton ha giocato 122 partite, coppe europee comprese, il massimo. Era anche fra gli azzurri al Flaminio che nel 2011 trionfarono per la prima volta nel Sei Nazioni contro la Francia.
Insomma, il suo nome è scritto bene in evidenza nella storia di rugby italiano ed è anche uno dei pochi rugbysti italiani (qualche decina, certo meno di 100) che grazie alle sue qualità campa di rugby da quando è diventato adulto.
Intendiamoci, campa da rugbysta professionista italiano, ovvero mica si è arricchito, mica si è messo da parte qualche appartamento durante la carriera. Non romperà alcun salvadanaio quando smetterà di giocare, dovrà sudarsi il salario in un'altra maniera.
A ogni modo Semenzato domenica pomeriggio ha battuto il Rovigo, ha vinto lo scudetto, ha alzato il trofeo del tricolore, ha ricevuto la medaglia: poi il capitano della squadra campione d'Italia ha pensato che, prima di fare la doccia e cominciare i festeggiamenti, fosse il caso di dare una pulita al prato dello stadio raccogliendo le bottigliette sull'erba. "Capitanare dando l'esempio" (Leading by example) dicono i britannici. Già.
Del resto i tre volte campioni del mondo Gli All Blacks (professionisti come Mozzarella, ma con qualche triplo zero in più sullo stipendio) puliscono di persona gli spogliatoi dopo i match e per gli addetti alle pulizie degli stadi "ovali" è una festa quando arrivano i giapponesi che manca solo diano una mano di bianco prima di lasciare gli spogliatoi lindi assai più di come li avevano trovati. Grazie, Fabio Semenzato.
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Il Gazzettino