Quello che prima era il ragazzo con gli occhiali, è diventato il supereroe del rugby. Gioca mascherato: caschetto nero e un paio di fanaloni gommati per proteggere il suo...
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McKinley, otto anni fa iniziò il calvario. Cosa ricorda di quei momenti?
«Era gennaio, c'era un bel sole. Giocavo con l'Ucd, la squadra dell'università, contro il Lansdowne. Dopo due minuti ho impostato un raggruppamento a terra: ho sentito uno che diceva dai Ian e un tacchetto mi è entrato nell'occhio. Un dolore atroce. Mi sono alzato furioso e ho sferrato un paio di pugni a vuoto pensando al colpo di un avversario».
Quando ha saputo che era stato, involontariamente, un compagno di squadra?
«Dopo l'operazione. Venne a trovarmi all'ospedale. Un gigante di 130 chili. Eravamo entrambi talmente affranti che non parlammo nemmeno dell'incidente. In seguito gli scrissi una lettera per dirgli che non ero arrabbiato con lui, che questa è la vita»...
Il Gazzettino