Non c’è spazio per tensione, timore e nervosismo, ma solo duro allenamento, tanta concentrazione e un’incredibile capacità di controllare ogni più...
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Alessandro De Rose, giovane promessa azzurra dell’High-Diving, atleta della Trieste Tuffi e della Nazionale e soprattutto, unico italiano in gara nella Red Bull Cliff Diving World Series, e Rhiannan Iffland, Campionessa Mondiale in carica della Women’s World Series, hanno svelato i segreti di un allenamento faticoso e complesso per l’esecuzione di tuffi spettacolari. Nel corso del workshop dedicato alla disciplina del Cliff Diving organizzato nel Polo Natatorio del Foro Italico a Roma, vero e proprio stadio del nuoto che ospita gli allenamenti di squadre e atleti di alto livello, i due giovani tuffatori hanno mostrato i segreti e la tecniche di questa disciplina che riesce ad incantare il pubblico di tutto il mondo.
Voce tecnica del workshop è stato Claudio De Miro, Capo della Giuria Internazionale, da oltre 25 anni giudice nelle competizioni di tuffi da grandi altezze ed ex atleta azzurro che ha partecipato alle Olimpiadi in squadra con le leggende Giorgio Cagnotto e Klaus di Biasi. Il cliff diving è l’arte della perfezione acrobatica: gli atleti si tuffano da altezze incredibili, fino a 27 metri per gli uomini e i 20 per le donne (pari ad un palazzo di 9 piani!), raggiungendo gli 85 km/h di velocità. Nei soli 3 secondi di caduta libera verso l’acqua devono riuscire a coordinare perfettamente ogni più piccolo movimento del corpo: concentrazione, coraggio, controllo fisico e mentale sono le caratteristiche fondamentali che non possono mancare alla loro preparazione. Durante il workshop Alessandro e Rhiannan hanno mostrato le varie fasi della preparazione del diver professionista.
La prima fase dell’allenamento si svolge in palestra: prima di entrare in acqua, infatti, è fondamentale migliorare la tenuta muscolare, l’elasticità, l’equilibrio nelle verticali e i salti mortali attraverso un training specifico, con esercizi simili a quelli della ginnastica artistica: corsa con andature diverse, balzi per la reattività e capriole in aria, esercizi per sviluppare l’elasticità e l’equilibrio, tra cui le verticali ad occhi chiusi e tantissimi addominali, fondamentali per controllare le evoluzioni in aria: “Preferisco svolgere allenamenti a corpo libero, senza pesi – dichiara Alessandro – ma per rafforzare la tenuta muscolare delle gambe, che sono la parte del corpo con la quale entriamo in acqua e che quindi deve supportare l’impatto (che può avvenire ad una velocità di 85 km/h! ndr) mi alleno con pesi e bilancieri. E poi corsa e corda per allenare il fiato”.
Dopo il work out in palestra, si passa all’allenamento in acqua. In piscina, dalla piattaforma dei 10 metri (la più alta a disposizione) gli atleti esercitano separatamente le tre parti che compongono il tuffo: stacco dalla piattaforma, esecuzione in aria e entrata in acqua. Gli atleti costruiscono il tuffo completo solo mentalmente, per poi provarlo nella sua completezza solo in gara e nei pochi tuffi di riscaldamento che precedono la competizione: “In gara uniamo le tre fasi del tuffo – ha spiegato Alessandro – Bisogna provare e riprovare, fino a quando il corpo non memorizza perfettamente ogni movimento, in modo che in gara l’esecuzione sia meccanica e la mente sgombra. Se si controlla il tuffo da 10 metri, lo si fa anche da 27, a quel punto è solo questione di testa”.
Questa scomposizione del tuffo e le poche occasioni di provarlo prima della gara, sono una delle differenze principali tra l’high diving e i tuffi tradizionali: “I cliff diver provano il tuffo da 27 metri pochissime volte prima della gara: in media 3 volte, i più esperti anche solo 1 volta” – aggiunge Claudio de Miro – “Paragonati agli 80-100 tuffi che provano i tuffatori tradizionali dai trampolini di 1,5 e 3 mt è un numero decisamente irrisorio!”. Altra differenza fondamentale è l’esecuzione: nei tuffi tradizionali le figure da compiere sono obbligatorie, mente nelle gare di Cliff Diving, dopo i primi due tuffi obbligatori, gli altri due sono liberi. “Possiamo dare spazio alla fantasia e alla creatività, per costruire le performance con le evoluzioni che preferiamo: non c’è limite all’immaginazione!” – racconta Alessandro. Come per tutti gli sportivi di alto livello, anche per i cliff diver professionisti l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nella preparazione: cereali integrali, verdure, carne bianca non possono mancare. Gli energy drink sono poi utili per fare il pieno di energie prima della gara e per il recupero psico-fisico al termine.
Il Cliff Diving è una disciplina tanto spettacolare quanto impegnativa: “Sicuramente non è uno sport per tutti – afferma De Miro – e richiede una preparazione.
Il Gazzettino