«Ho vissuto 4-5 anni da incubo, immaginare di non poter vivere serenamente al di fuori del calcio, soprattutto per la mia famiglia, è stata dura». Fabio...
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L'attaccante blucerchiato, visibilmente provato e commosso, ne ha parlato a Sky nel dopo partita di Marassi e ricostruisce così la brutta esperienza che ha portato nei giorni scorsi alla condanna dello stalker: «Quando sono andato via dal Napoli sono state dette tante infamità, cattiverie, tante cose non vere.
«Io avevo scritto un post su Facebook dove ho cercato di far capire qualcosa - ricostruisce Quagliarella - Quando senti tutti che parlano, tutti che dicono la loro opinione e tu devi stare zitto perché ci sono delle indagini, ci sono tante cose, l'unica verità è solamente quella, perché io non è che un giorno mi sono svegliato e sono voluto andare via da Napoli. Ero a casa mia, stavo da Dio, stavo con la mia famiglia dopo più di 12-13 anni passati fuori di casa, ero ritornato a casa e quindi non c'era nessun motivo. La causa è semplicemente questa, io ho accusato, ho tenuto botta perché non è facile, non lo auguro a nessuno assolutamente perché tutti abbiamo diritto di vivere una vita libera e serena al di fuori di qualsiasi ambito lavorativo. Non poter uscire di casa e sentirsi minacciato che da un momento all'altro potesse succedere qualcosa, a me, alla mia famiglia, ai miei nipoti, ai miei fratelli - aggiunge Quagliarella - è stato devastante sentire tante cattiverie dette dopo il mio passaggio alla Juve. È stato brutto perché uno ci mette passione, amore, professionalità, sacrifici e poi sei giudicato quando la gente non sa. Questa era una delle mie più grandi soddisfazioni, perché c'è stato un giudice che ha dato una sentenza importante e questa è la cosa che più conta e ha tolto un peso non indifferente a me e alla mia famiglia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino