"Pantani, non fu omicidio". Le motivazioni della Cassazione sulla morte del 'Pirata'

La Cassazione: "Pantani, non fu omicidio". Ecco le motivazioni della sentenza sulla morte del 'Pirata'
«Legittimamente» il gip di Rimini nel 2016 ha archiviato le indagini sulla morte del ciclista Marco Pantani dichiarando che le prove disponibili «rendevano...

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«Legittimamente» il gip di Rimini nel 2016 ha archiviato le indagini sulla morte del ciclista Marco Pantani dichiarando che le prove disponibili «rendevano improponibile e congetturale la tesi di un omicidio volontario compiuto da ignoti» sostenuta dai familiari di Pantani. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi a conferma dell'archiviazione delle indagini. Con questo verdetto - sentenza 52028 relativa all'udienza dello scorso 19 settembre - i supremi giudici hanno dichiarato «inammissibili» i ricorsi presentati dai genitori di Pantani, il padre Ferdinando e la madre Tonina Belletti, contro il decreto del gip di Rimini del 24 giugno 2016, che aveva disposto l'archiviazione per «infondatezza» del loro esposto presentato il 24 luglio 2014 in cui si chiedeva la riapertura delle indagini sulla morte del figlio.




Secondo la Cassazione «legittimamente» il gip ha valutato «gli indizi a disposizione» che «unitariamente considerati» portavano alla conclusione che Pantani «si trovava da solo nella stanza» del residence 'Le Rosè di Rimini e che «era impossibile per terzi accedervi». Si conferma quindi la conclusione delle indagini, che hanno ritenuto che la morte di Pantani sia stata causata «da una accidentale, eccessiva, ingestione volontaria di cocaina precedentemente acquistata». Scartata quindi la tesi che «ignoti» abbiano costretto «l'atleta ad ingerire una dose mortale di cocaina». 
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Il Gazzettino