Quando da piccola ha cominciato a sognare di diventare una schermitrice, nonostante le polemiche di coetanei e insegnanti per la sua diversità, Ibtihaj Muhammad non avrebbe...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nata a Maplewood, piccolo centro del New Jersey, trenta anni fa, Ibtihaj ha vinto la scorsa settimana la medaglia di bronzo ai Mondiali di scherma ad Atene, in Grecia, assicurandosi così un posto certo ai giochi in programma in Brasile la prossima estate. Una bella soddisfazione dopo anni di sacrifici e di sofferenze, vittima spesso di discriminazione perché la sua famiglia è di religione islamica. «Avevo 13 anni quando mi sono avvicinata a questo sport – ha raccontato l’atleta nella sua biografia realizzata dalla Federazione Internazionale della Scherma -. I miei genitori erano contenti perché la divisa mi copriva interamente, per questo mi hanno spinto ad impegnarmi in questa disciplina durante gli anni del liceo».
Secondo le regole dell’Islam, infatti, le donne non devono mostrare in pubblico parti del proprio corpo. Per questo la famiglia di Ibtihaj l’ha sempre incoraggiata a praticare la scherma, allenamento dopo allenamento, gara dopo gara. «Storicamente questo è uno sport riservato a persone bianche e soprattutto con i soldi – ha dichiarato la ragazza in una recente intervista a Buzzfeed -, ma non rappresenta per niente la società americana. Per questo sono contenta di aver portato una ventata di novità con la mia storia e il mio impegno».
Campionessa del mondo nel 2014, è stata anche la prima donna musulmana a rappresentare gli Stati Uniti in una competizione internazionale. È al settimo posto della classifica globale della sua categoria con ben 134 punti. Ma le Olimpiadi sono le Olimpiadi. «Non vedo l’ora di volare a Rio con il mio velo. Rappresenterò gli Stati Uniti per dimostrare che nulla può impedirci di realizzare i propri sogni, non la razza, né la religione o il sesso. Il mio è un esempio di perseveranza e dedizione. Ma per il momento non voglio pensarci, vivo giorno per giorno». Anche se non vincerà, ha comunque cambiato la storia di un Paese e dello sport mondiale.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino