Olimpiadi, Kiev pronta al boicottaggio, altolà degli Usa al Cio: niente russi

Si allarga il fronte di chi rinuncerebbe ai Giochi di Parigi

Maryna Bekh-Romanchuk
PARIGI Avrebbe potuto andare alle Olimpiadi di Parigi e invece è morto al fronte Volodymyr Androshchuk campione ucraino di decathlon. La notizia è arrivata in...

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PARIGI Avrebbe potuto andare alle Olimpiadi di Parigi e invece è morto al fronte Volodymyr Androshchuk campione ucraino di decathlon. La notizia è arrivata in Ucraina come la conferma che se tra un anno e mezzo a Paris 2024 ci saranno i russi (e i bielorussi) loro non ci saranno. «Boicottaggio» dovrebbe essere la decisione che prenderà oggi il Comitato olimpico ucraino che si riunisce a Kiev, in caso in cui il Cio volesse consentire alle squadre della Russia e della Bielorussi di partecipare ai Giochi, anche se ancora una volta come “neutrali” o magari rappresentanti del comitato olimpico del loro paese. Dagli Usa arriva il “blocco” degli atleti russi e bielorussi ai Giochi del 2024 a meno che non sia «assolutamente chiaro» che non rappresentino i rispettivi paesi, è quando filtra dalla portavoce della Casa Bianca Katerine Jean-Pierre. «L’uso di bandiere, emblemi o inni ufficiali russi o bielorussi dovrebbe essere vietato», ha aggiunto. 


CONTRASTI
Il fronte del boicottaggio si estende. Le baltiche Estonia, Lettonia e Lituania, con la Polonia, hanno già dichiarato chiaramente che sarà «o loro o noi». Sostegno a Kiev è arrivato anche da Danimarca, Norvegia e Australia, e il presidente Zelenski sarebbe diplomaticamente attivo per cercare alleati anche presso paesi finora “non allineati”. In questi giorni Kiev si è scagliata senza mezzi termini contro il Comitato Olimpico: «vuole promuovere la guerra, l’assassinio e la distruzione», ha detto il consigliere alla presidenza Mykhailo Podoliak.

Il presidente Zelenski ha fustigato nei giorni scorsi i «burocrati» di Losanna: «i russi vorranno politicizzare lo sport» ha detto Zelenski, accusando il Cio di voler «guardare la Russia che distrugge l’Ucraina per poi offrirle una piattaforma per promuovere il genocidio». Il presidente ucraino ha anche cercato di fare pressione sul collega francese Emmanuel Macron, il quale però non ha dato nessuna risposta precisa e rinvia, quando può, ogni responsabilità di decisione al Cio. Il quale a sua volta sta cercando di deviare sulle scelte che dovrebbero essere operate dalle federazioni internazionali. Di difficile applicazione sembra anche la linea che secondo il Comitato di Losanna dovrebbe essere applicata per consentire il ritorno in competizione di atleti ostracizzati: partecipare sotto bandiera neutrale e anche «non aver mai sostenuto attivamente la guerra in Ucraina».

Cosa sulla quale dovrebbero indagare e avrebbero l’ultima parola, appunto, le federazioni. Da Mosca, il ministro dello Sport russo Oleg Matytsin si è fatto sentire: «la mia opinione su certe frasi è ovviamente negativa: sono distruttive e mirano a colpire lo sport in generale. Crediamo che qualsiasi boicottaggio sia un vicolo cieco nello sviluppo degli sport, che crea danni non soltanto oggi, ma anche a lungo termine». Parole che non aiuteranno certo il comitato olimpico ucraino il cui presidente Vadym Guttsait è anche ministro dello Sport, a scegliere una linea morbida o attendista. Ieri il ministro dello Sport polacco Kamil Bortniczuk ha detto di non potere «nemmeno immaginare» l’ipotesi di una partecipazione di russi e bielorussi a Parigi 2024.

«La decisione di autorizzare russi e bielorussi a partecipare ai Giochi è immorale e sbagliata» ha detto da parte sua il ministro degli Esteri lettone Zorzs Tikmer, minacciando apertamente il boicottaggio: «la Lettonia non parteciperà alle Olimpiadi al fianco di paesi aggressori». A Parigi, nessuno per ora si sbilancia. Il Comitato organizzatore francese preferisce guardare a Losanna. Piccolo terremoto, intanto, nello sport norvegese: le 55 federazioni del comitato olimpico hanno ribadito l’appoggio al boicottaggio ucraino a Parigi 2024, e hanno attaccato duramente Astrid Jacobsen, uno dei due membri CIO del Paese, perché la donna avrebbe garantito a Bach che la Norvegia si sarebbe schierata invece a favore della presenza di atleti indipendenti russi e bielorussi. Alla Jacobsen sono state chieste le dimissioni.

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Il Gazzettino