Ruud Gullit: «In Italia ho imparato la bellezza della vita»

Gullit
«Qui in Italia ho imparato ad apprezzare la bellezza della vita»: Ruud Gullit ha ripercorso il suo passato italiano tra Milan e Sampdoria parlando questa sera con...

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«Qui in Italia ho imparato ad apprezzare la bellezza della vita»: Ruud Gullit ha ripercorso il suo passato italiano tra Milan e Sampdoria parlando questa sera con Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa. Ospite su Rai3, l'ex calciatore e allenatore olandese ha parlato del suo libro Non guardare la palla: «La gente guarda sempre la palla, ma è l'attaccante che non vedi che fa gol - ha raccontato Gullit -. Ognuno ha la sua ragione nel parlare di calcio: io qui dico la mia per come l'ho visto nelle esperienze in Olanda, Italia e Inghilterra». Un'esperienza che vede al centro le grandi vittorie nel Milan di Arrigo Sacchi: «Sacchi non parlava inglese benissimo: una volta mi voleva dire che dovevo fare una finta e mimando il gesto si è stirato un muscolo del collo! Era un grande allenatore e un grande personaggio, ma anche un fanatico: urlava sempre, pure nel megafono».


Oltre alle sfide sul campo, l'ex fuoriclasse olandese ha mostrato la sua umanità scherzando sulla sua iconica immagine («Con quei baffi sembravo un attore porno!», ha detto Gullit con autoironia) e citando i suoi tentativi di lasciare una traccia anche fuori dal calcio, come quando dedicò il Pallone d'Oro conquistato nel 1987 a Nelson Mandela. «Mi disse che quando era in prigione non aveva nessuno ed ero uno dei suoi pochi amici - ha spiegato Gullit -: per noi in Olanda era importante parlare dell'apartheid, in Italia non ne parlava quasi nessuno». Poi, di fronte a un tifoso blucerchiato come Fazio, Gullit ha ricordato il suo periodo alla Sampdoria: «Per me a Genova è stato un momento bello: devo molto al Milan, ma quando i medici non avevano fiducia nel mio ginocchio e non mi facevano giocare rimasi molto deluso. Alla Sampdoria ho trovato la libertà di giocare ma pure la felicità perché per le strade potevo girare tranquillamente». «Sono state scelte dettate dal cuore - ha concluso -, e così anche quando sono tornato al Milan lo feci col cuore, ma fu un errore».
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Il Gazzettino