Milan, approvato tra le proteste dei soci il bilancio 2015: ​89,3 milioni di perdita. Galliani: «Un ciclo negativo»

Milan, approvato tra le proteste dei soci il bilancio 2015: 89,3 milioni di perdita. Galliani: «Un ciclo negativo»
È iniziata nella sede del Milan l'assemblea degli azionisti, chiamata ad approvare il bilancio consolidato del club al 31 dicembre 2015, chiuso con perdite per 89,3...

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È iniziata nella sede del Milan l'assemblea degli azionisti, chiamata ad approvare il bilancio consolidato del club al 31 dicembre 2015, chiuso con perdite per 89,3 milioni di euro, in linea con quello precedente. L'assemblea è presieduta dall'amministratore Adriano Galliani, mentre non vi partecipa l'altro amministratore delegato, Barbara Berlusconi.


L'assemblea dei soci del Milan è ripresa dopo oltre un'ora e mezza di interruzione, durante la quale i due ad, Adriano Galliani e Barbara Berlusconi, si sono riuniti in un ufficio per elaborare le risposte dalle domande particolarmente critiche e ai dubbi sollevati dai piccoli azionisti del club, a proposito sia dell'area sportiva sia dell'area commerciale. Alla ripresa dei lavori, Galliani si è presentato davanti agli azionisti per leggere le risposte.

«Nello sport tutte le società hanno cicli positivi e negativi, che dipendono anche da avversari. Il cda sta prendendo tutte le iniziative necessarie per sovvertire il trend negativo»: così l'ad del Milan Adriano Galliani al termine del suo intervento di cinque minuti ha replicato alle domande e le critiche dei piccoli azionisti, leggendo una serie di asciutte risposte redatte insieme all'altro ad, Barbara Berlusconi, con cui si è riunito durante l'ora e mezza in cui è stata sospesa l'assemblea dei soci. «La società ha un piano strategico pluriennale nel rispetto del Fair play finanziario», ha spiegato Galliani, aggiungendo fra l'altro che «il progetto di Casa Milan, in una strategia di diversificazione dei ricavi, a oggi ha visto circa 600 mila presenze, un fatturato di 6,4 milioni di euro, e una maggiore valorizzazione del brand», che «non si possono fare confronti con società quotate in Borsa», e che «i costi degli agenti Fifa sono elevati per tutte le società di alto livello».
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Il Gazzettino