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Ci sono voluti 17 anni per dimostrare la sua innocenza. Solo alla fine di questo calvario è stato assolto anche dalla giustizia italiana. L'accusa? Associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Protagonista della paradossale vicenda, l'ex calciatore Michele Padovano, attaccante che ha giocato, tra le altre squadre, in Juventus, Napoli e Genoa, oltre che in Nazionale. La sentenza è stata pronunciata al termine del processo d'appello bis che era stato ordinato dalla Cassazione.
«Sedici anni fa - ha commentato la notizia Padovano - un clic ha spento la luce nella mia vita.
L'intera vicenda ruotava intorno a un prestito di 35 mila euro in contanti che il giocatore fece all'amico. I soldi ha sempre sostenuto l'ex bomber bianconero servivano per l'acquisto di un cavallo, non per la droga. Certo per Padovano il ricordo di quel giorno è ancora ben impresso nella mente. «Nel maggio del 2006 ero il direttore generale dell'Alessandria in Serie D. Avevo finito una cena al ristorante con amici, quando tre volanti civetta mi hanno bloccato davanti all'ospedale di Torino. Il destino ha voluto che tutto iniziasse proprio dove sono nato e di fronte a dove mi sono sposato. Subito ho pensato che si trattasse di Scherzi a parte, poi per i modi e i tempi che si allungavano ho capito che non era così. Prima 10 giorni di isolamento nel carcere di Cuneo, poi tre mesi nel carcere di Bergamo, reparto speciale». Poi anche otto mesi ai domiciliari, prima della lunga battaglia nei tribunali. Ora l'incubo è finito.
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