Membro Cio di Pyongyang: «Candidiamo l'hockey al premio Nobel per la pace»

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«In questi Giochi abbiamo visto la squadra coreana unita...

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«In questi Giochi abbiamo visto la squadra coreana unita nell'hockey su ghiaccio e spero che questa cosa si possa estendere, perché le Olimpiadi e lo sport superano qualunque differenza tra di noi». A lanciare il messaggio è uno dei massimi dirigenti sportivi della Corea del Nord, il membro del Comitato olimpico internazionale Chang Ung, che accoglie con favore anche la proposta di candidare la squadra 'unità di hockey su ghiaccio femminile al Nobel per la pace: «È un ottima idea. È meraviglioso». Giunto a Casa Italia assieme con Mario Pescante, anche lui membro del Cio, Chang Ung ha subito voluto sottolineare che «lo sport, ma anche l'arte, la danza e la musica, superano la politica». Ex capitano della nazionale di basket di Pyongyang, è presidente dell'Itf, una delle federazioni internazionali di Taekwondo. «Ma stiamo lavorando per unificare anche quelle» puntualizza scherzando (ma non troppo) Pescante. Chi si aspettava quindi di trovarsi di fronte a un rigido burocrate, ha invece potuto apprezzare la cordialità e l'affabilità di un distinto ottantenne, uomo di sport, misurato nelle affermazioni e con una grande passione per l'Italia. Tutto questo mentre si avvicina un altro evento 'sensibilè di questi Giochi: la sfida nell'hockey femminile tra la nazionale delle Coree unite e quella del Giappone, in programma mercoledì. Di fronte due paesi i cui destini si sono più volte incrociati nei secoli, in particolare nella prima metà del ventesimo secolo quando l'intera penisola coreana divenne prima un protettorato e poi una colonia nipponica (con il nome di 'Chosen'). Un dominio particolarmente aspro e brutale (lavori forzati, reclutamento forzato e prostituzione forzata), che si concluse alla fine della seconda guerra mondiale e che non è mai stato dimenticato dai coreani. Proprio per uno 'scivolonè sul periodo coloniale la Nbc, che trasmette i Giochi olimpici di Pyeongchang in esclusiva per gli Stati Uniti, ha rimosso il suo analista Joshua Cooper Ramo: durante l'inaugurazione l'ex giornalista del Time aveva affermato che l'occupazione giapponese della Corea dal 1910 al 1945 era stata un «esempio» chiave nella trasformazione della Corea del sud. «Ogni coreano vi dirà che il Giappone è un esempio culturale, tecnologico ed economico che è stato importante per la loro trasformazione», aveva osservato, suscitando reazioni indignate sul web e una petizione firmata da oltre 13.000 persone.
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Il Gazzettino