Marcell Jacobs, madre bresciana e papà yankee: la compagna è Nicole Daza, star social

Meno di dieci secondi, 9 e 80 per la precisione, portano Marcell Jacobs sul tetto del mondo. Alla prima finale olimpica dei 100 metri piani per un italiano, l'azzurro non solo...

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Meno di dieci secondi, 9 e 80 per la precisione, portano Marcell Jacobs sul tetto del mondo. Alla prima finale olimpica dei 100 metri piani per un italiano, l'azzurro non solo ha partecipato, ha stravinto. E no, oggi non saremo imparziali, per nulla. Perché è bello, bellissimo, è una festa, è un pezzo di Storia. Dell'atletica e dell'Italia. Una storia che, ormai si sa, parte dal Texas, da El Paso, e arriva fino a Tokyo, passando per Desenzano sul Garda. Una storia, quella di Jacobs, che è un capolavoro.

Diretta Jacobs medaglia d'oro 100 metri. Nuovo record europeo (9''80)

LE ORIGINI. Mamma e papà, lei bresciana, lui un marine statunitense, si incontrano quando lui è di stanza in Italia, a Caserma Ederle, nella base Nato di Vicenza. Si innamorano e decidono di trasferirsi negli States dove, nel 1994, nasce Marcel. Poco dopo, però, la storia d'amore finisce e Viviana torna a casa con il suo piccolo. E infatti l'uomo più veloce del mondo tentenna non poco con l'inglese. I rapporti con il padre non sono dei migliori, ma arriva anche la riappacifazione, più formale che sostanziale: «Non è ancora tutto risolto - dice lui -, però adesso ci parliamo: il traduttore di Google mi dà una mano con la lingua...».

LA COMPAGNA E I FIGLI. Dal 2018, l'atleta azzurro sta insieme a Nicole Daza, romana e molto attiva sui social, e insieme hanno due bimbi: Anthony, nato nel 2019, e Meghan, l'ultima arrivata in casa Jacobs. Jeremy, il terzo (o primo) figlio di Marcell, ha invece sette anni ed è nato da una precedente relazione del centometrista campione olimpico, quando lui aveva solo diciannove anni tra l'altro.

LO SPORT. Inizia come cestista la sua carriera agonista, forse un omaggio al papà lontano, amante della palla a spicchi, poi sposta al calcio, e infine l'atletica, prima con il salto in lungo e poi con la velocità. Di strada ne ha fatta parecchia, e Marcell deve ringraziare soprattutto Paolo Camossi, il suo coach, quello che non l'hai mai mollato e che l'ha fatto diventare l'erede di Usain Bolt (se non altro perché prima di lui, sul podio a cinque cerchi, c'era salito il jamaicano, con lo stesso identito tempo). Ma c'è anche Nicoletta Romanazzi tra le persone che hanno contribuito a questo exploit dell'azzurro: la mental coach è riuscita a levare le ansie da prestazione a Jacobs e con serenità oggi si è presentato all'appuntamento con la storia.

 

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Il Gazzettino