Maradona ha la mano sul cuore e gli occhi che sprizzano gioia. Chissà cosa deve sentire, dentro, l’uomo che non è nella storia del Napoli ma è la Storia...
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Alla fine Sua Maestà in esilio rimette piede nel suo regno. Un centinaio di persone è lì ad attenderlo e il freddo del lungomare non li fa arretrare di un centimetro. Lui scende dall’auto e saluta con la mano, la solleva rapido verso la folla come un pontefice allegro, muovendo tutte le dita e il braccio. «Vi amo» sembra voler dire a tutti mentre il popolo intona quel «Diego Diego» immancabile a ogni sua apparizione. E lui si sbatte la mano sul cuore, quattro, cinque, sei volte.
«Vi amo» ripete. I tifosi gridano «ho visto Maradona e innamorato son» al ritmo tribale della passione, picchiano le parole come mazze di tamburo, lui li guarda e gli parte un grande sorriso che è una smorfia. Scena di straordinario amore. Di una passione sconfinata che non avverte i segni del tempo che passa inesorabile. Dentro l’hotel Vesuvio ci sono quelli dell’organizzazione dello spettacolo di Siani ad attenderlo: tutti si avvicinano e lui, cercano di strappargli un selfie.
Diego è stanco: «Sono felice di essere qui, ogni volta che posso ho bisogno di risentire l’amore di Napoli», spiega alla folla di persone armate di badge che si aggirano nella hall. Al suo fianco, inseparabili, la moglie Rocio Oliva, il figlio Diego junior, il fratello Hugo e il suo assistente personale Stefano Ceci. Ha Napoli nelle viscere, Diego. E allora dopo meno di un’ora dal suo arrivo ritorna giù nella hall: «Non ce la faccio a non uscire a salutarli, questa gente per me è energia pura, non posso stare lontano da loro». E allora, si riaffaccia sul lungomare, esce dall’hotel e fa uno show di gesti: torna a battersi il pugno sul cuore. A ripetizione. Per una decina di volte. Poi si mette con le mani giunte, come se fosse in adorazione davanti ai tifosi, alza gli occhi al cielo come per ringraziare Dio per avergli di tutto questa amore. Sua Maestà è tornato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino