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«Uno schiaffo emotivo e nazionale». Cosi El Clarìn, il più importante quotidiano argentino, definisce la morte di Diego Armando Maradona, deceduto a 60 anni per un arresto cardiorespiratorio. Un ricordo sentito e puntuale del Maradona calciatore e del Diego uomo con tutte le sue contraddizioni, «un uomo che con gli stessi piedi che calpestavano il fango arrivò a toccare il cielo», scrive il sito del quotidiano, in una vita che è stata «una montagna russa costante, con salite ripide e cadute repentine».
Morto Diego Armando Maradona, il genio del calcio: arresto cardiorespiratorio. Aveva 60 anni
Maradona, dalla "mano de dios" al "gol del secolo" contro l'Inghilterra
Il personaggio
«Forse la sua più grande coerenza è stata quella di essere autentici nelle sue contraddizioni», si legge. Maradona lo specchio a due lati, il «Cebollita che aveva solo un paio di pantaloni di velluto a coste e (nello stesso tempo) l'uomo con le camicie lucide e la collezione di orologi di lusso. Colui che fa quattro gol a un portiere che cerca di sfidarlo e allo stesso tempo l'allenatore finisce umiliato contro i tedeschi».
La partita più rappresentativa, secondo il Clarìn, è quella del 22 giugno 1986 contro l'Inghilterra nei quarti di finale ai campionati del mondo in Messico.
Gli ultimi anni
La sua fine è stata quella di un uomo che «non voleva più essere Maradona e non poteva più essere un uomo normale. Niente lo motivava più - scrive il Clarìn - Il palliativo degli antidepressivi e dei sonniferi non funzionava più. E la combinazione con l'alcol ha accelerato il nastro. Sempre meno cose hanno messo in moto il suo motore: non soldi, non fama, non lavoro, non amici, non famiglia, non donne, non calcio. Ha perso il suo joystick. E ha perso la partita».
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Il Gazzettino