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È imminente l’annuncio degli esoneri di Paolo Maldini e Frederic Massara e già il mondo Milan è in subbuglio. È successo tutto ieri, ma non è una cosa accaduta all’improvviso. È un segnale di malessere che si è trascinato negli anni, soprattutto nell’ultima stagione. Ripartiamo da un anno fa. I rossoneri, dopo 11 anni, vincono il 19° scudetto e in pochi davvero hanno dato i giusti meriti ai due uomini di mercato, capaci di allestire – con un budget non proprio faraonico – una squadra capace di vincere il campionato, aiutata anche dalla fortuna, ma che ha comunque avuto il merito di lottare fino alla fine. Ma non ci fu neppure il tempo di assaporare il trionfo, che tra cambio di proprietà (da Elliott a Redbird) e rinnovi di Maldini e Massara, si perse un mese di tempo sul mercato, con tanti obiettivi poi sfumati. Il prolungamento del contratto, fino al 30 giugno 2024, arrivò, ma le cose non furono mai come prima. E lo dimostrano i fatti accaduti ieri. Perché se appunto nel 2022 pochi meriti furono riconosciuti a Maldini, quest’anno invece hanno criticato il suo operato.
Le critiche
Tutti a puntare il dito su un mercato non all’altezza con un budget di 50 milioni di euro.
Il divorzio
Come si diceva, è accaduto tutto ieri. Ieri mattina, in un hotel al centro di Milano, Maldini ha incontrato Gerry Cardinale, poi ripartito per gli Stati Uniti. Sembrava un incontro di routine, invece è diventato un faccia a faccia molto teso. I temi sul tavolo erano tre, i soliti: budget, responsabilità e prospettive future del Milan. A quanto risulta, sull’ultimo punto è nata qualche frizione, con idee differenti tra Maldini e la proprietà. Ed è qui che tutto si è complicato: il Milan ha preso la decisione di terminare il rapporto con Maldini e il ds Frederic Massara. I risultati di questa stagione – semifinale di Champions e qualificazione alla prossima edizione – avevano fatto credere che tutto fosse stato sistemato. Invece, sono riaffiorati i soliti problemi di convivenza. In sostanza, il contrasto nasce dalle divergenze nei progetti per il nuovo corso e per la prossima stagione in particolare. RedBird non è soddisfatta del quinto posto, trasformato in quarto solo dalla penalizzazione subita dalla Juventus, e degli investimenti estivi, con De Ketelaere e Origi simboli di scelte che non hanno dato risultati sul campo.
I dubbi di Leao
Lo spogliatoio è in subbuglio: da Maignan a Tonali, passando per Theo Hernandez e Rafael Leao. E proprio il portoghese sui social ha manifestato la propria perplessità. Lo ha fatto dopo la mezzanotte su Twitter, postando una faccina perplessa. Nessuna parola, ma tante reazioni. Da tutto il mondo è arrivato l’invito a salutare i Milan e andare a giocare nel club per cui si tifa: i due Manchester, il Bayern, il Psg, il Chelsea, il Liverpool. E ancora Arabia Saudita, Flamengo, Giappone. Ma il portoghese, appunto, non è l’unico arrabbiato. Adesso in via Aldo Rossi devono monitorare le sirene inglesi, dal Chelsea, per Maignan.
Il futuro
Ma quale futuro attende ora il Diavolo? Il posto di Maldini sarà preso da Giorgio Furlani, attuale ad rossonero. Sarà lui ad avere in mano il mercato. Promozione per Geoffrey Moncada, capo dello scouting milanista che lavora in rossonero dai primissimi tempi di Elliott. Sarà lui il primo ispiratore delle strategie sugli obiettivi da inseguire. Coordina una rete di 10 osservatori e in questi anni ha dialogato in maniera proficua con Maldini e Massara. E in panchina? Per ora resta Stefano Pioli, ma attenzione ad Antonio Conte, Maurizio Sarri e Roberto De Zerbi.
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