«Oggi riconsegnate le bandiere che avevate ricevuto prima di partire per Rio, ma alle Olimpiadi siete stati voi la nostra vera bandiera. E continuerete a esserlo». Con...
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LA FERITA DEL 2024
Nei giardini del Quirinale Federica Pellegrini e Bebe Vio hanno riconsegnato il Tricolore al Capo dello Stato, archiviando definitivamente l'esperienza di Rio 2016 e lanciando uno sguardo a ciò che sarà a Tokyo fra quattro anni. Inutile andare più in là, anche perché il 2024 è lontano e dolente per il Coni. «Lo sport è una fantastica leva di rilancio e sviluppo. Noi abbiamo il coraggio delle sfide, affrontate con lungimiranza, un coraggio che aspira a un domani a cinque cerchi - ha detto nel suo discorso Malagò - La nostra è un'aspirazione che non può essere negata dai pregiudizi, la voglia di sognare può essere pregiudicata solo dalla paura di fallire». Il messaggio, nel suo non essere esplicito, risuona al contrario forte e chiaro. «Oggi sono qui campioni di vita e fuoriclasse sul campo che insegnano che ogni obiettivo è possibile – ha proseguito il numero uno dello sport italiano - Sono lo spot più efficace di un'Italia fiera che non ha timore di nuove sfide da affrontare con lungimiranza». E il concetto, anche se in modo più velato, era presente anche nelle parole con cui ha chiuso Mattarella. «Lo sport è un investimento sempre proficuo, specialmente se la cura dell'eccellenza va di pari passo con la pratica sportiva. Non devono mai essere disgiunte e nemmeno contrapposte - ha detto il Capo dello Stato - Olimpiadi e Paralimpiadi sono un evento straordinario, ricco di fascino per tutto il mondo. Rio è stata per quattro settimane il centro del mondo, guardata da tutte le nazioni con amicizia e affetto». Nessun riferimento, nemmeno velato, dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, ospite della cerimonia, abile del dribblare le domande a margine dell'evento. «Siamo al Quirinale, qui parla il presidente della Repubblica».
Il Gazzettino