Addio a De Rosso, fu uno dei quattro veneti alle Olimpiadi di Roma nel 1960

Luigi De Rosso fu uno dei quattro veneti alle olimpiadi romane del 1960 con Consolini, Lievore e Cazzola
PADOVA/VICENZA - Una triste notizia per l’atletica italiana. Ieri, alla soglia degli 85 anni, è mancato Luigi De Rosso, marciatore che vestì per 10...

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PADOVA/VICENZA - Una triste notizia per l’atletica italiana. Ieri, alla soglia degli 85 anni, è mancato Luigi De Rosso, marciatore che vestì per 10 volte la maglia azzurra tra il 1960 e il 1967. Lo annuncia il presidente della Fidal Veneto, il vicentino Christian Zovico. De Rosso era uno dei quattro veneti, insieme ad Adolfo Consolini, Carlo Lievore e Pier Giorgio Cazzola, che parteciparono all’Olimpiade di Roma 1960. Nato a Velo d’Astico, giunse 22° nella 20 km di marcia di quella storica edizione dei Giochi romani. Oltre alla partecipazione olimpica, vantava un secondo posto ai mondiali militari e vari piazzamenti sul podio tricolore. Avrebbe potuto vincere di più, ma la sua parabola d’atleta coincise con quella del fuoriclasse Abdon Pamich, che lo precedette in molte occasioni. Conclusa la carriera agonistica, fu tecnico delle Fiamme Oro. Risiedeva a Padova, ma durante l’estate amava tornare al paese natio, nella Val d’Astico.


Di De Rosso un bel ritratto lo fece qualche anno fa il bassanese Vittorio Fasolo, appassionato di atletica e "storico" del settore. Eccone qualche brano.

«Luigi, muratore per sei giorni e corridore della domenica, vorrebbe approdare alla LaneRossi, entrare in quella squadra vorrebbe dire avere anche un posto di lavoro in fabbrica, ma ancora una volta non ha gli appoggi giusti; poi il fortunato incontro col maresciallo Martinelli, la Polizia di Stato ha appena costituito a Padova la società sportiva delle Fiamme Oro e va in cerca di atleti da arruolare. Lo stipendio di poliziotto è un po’ più alto di quello del muratore; ora il ventenne De Rosso può finalmente correre ogni giorno anche se non è troppo portato per le gare in pista, è un montanaro e si esalta sugli spazi ampi e liberi, ma deve fare di necessità virtù...
Poi, quando il forte marciatore De Gaetano, rimasto solo nella specialità, chiede al comando di poter avere un compagno d’allenamento, a quasi 24 anni De Rosso affronta un’impresa ritenuta impossibile, inizia a marciare... Il 1959 è l’anno dell’esordio, alla terza gara De Rosso stupisce tutti e sigla la quinta prestazione italiana.

Il 1960 è l’anno fatidico, quello delle Olimpiadi romane; i progressi di De Rosso sono tali che in primavera viene convocato in maglia azzurra e comincia a sperare nella partecipazione olimpica; nel frattempo ha stabilito tutti i record veneti sui 10, 20 e 30 km e comincia a pensare anche ai 50 km, la gara più lunga della marcia. Ma i vertici della Federazione non si fidano troppo di quel novellino e impongono le gerarchie dell’anzianità: Pamich, Dordoni e De Gaetano sui 50 km, sulla distanza più breve il siciliano Corsaro, Serchinic e De Rosso. “Non ho potuto far altro che accettare - racconta - d’altra parte ero fin troppo felice di essere all’Olimpiade, il sogno di ogni atleta, e tutto questo era successo nel giro di un paio d’anni. Però pensavo allora e ne sono ancor più convinto adesso che sui 50 km mi sarei potuto esprimere molto meglio!”». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino