PARIGI Lacrime erano e lacrime sono rimaste. Ma che diverso sapore. Una notte incredibile. Dal dramma al trionfo. Dalla barella alla leggenda. E' finita in apoteosi per...
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LA GRANDE SOFFERENZA
Si è capito subito che Ronaldo soffriva molto, gli sono spuntate le prime lacrime. E' rientrato, ma il dolore continuava. E' uscito di nuovo, ha chiesto una fasciatura che stabilizzasse il ginocchio, non voleva mollare. Cosi, è tornato in campo e ha provato un allungo. Con esiti disastrosi. E' crollato a terra e ci è voluto una barella per portarlo fuori. Le lacrime si sono trasformate in singhiozzi, i fischi del pubblico che ancora pensava facesse la scena si sono trasformati in applausi. Una standing ovation. Ma né quella né gli incoraggiamenti di compagni e avversari, né le parole di conforto di Deschamps potevano consolarlo.
Era solo il 24' del primo tempo e il mondo sembrava crollargli addosso. Ma la sua finale non si è conclusa lì. Nel secondo tempo è tornato in panchina e ha ricominciato a giocare. Tifo e buoni consigli. Lo si è anche visto saltare come se stesse benissimo, come se non sentisse più quel dolore prima insopportabile. Eppure era zoppo e da zoppo è salito sulla scala che lo portava a prendere la Coppa tanto sognata.
Stavolta Ronaldo ha vinto non per il fuoriclasse che è, ma da allenatore, da motivatore. Prima dei supplementari, ha poi raccontato Eder, è andato a dirgli forza, vedrai che segnerai tu. Eder ha segnato il gol decisivo. E le lacrime sono ricominciate. Lacrime europee. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino