Non è facile analizzare i motivi di un crollo inaspettato come quello della Juventus a Milano, ma il 4-2 di San Siro è un campanello che allarma, forse non tanto in...
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Troppo facile mettere i singoli nel mirino: Bonucci, Rugani, Szczesny e Alex Sandro. Contro il Milan, dopo un’ora alla grande, la Juve è improvvisamente venuta a mancare in tutto e per tutto. L’alibi dei sostituti non all’altezza dei titolari non regge. E’ vero che Rugani e Higuain hanno sbagliato molto, e che probabilmente de Ligt e Dybala avrebbero tamponato in qualche modo la situazione, ma gli errori dei singoli sono arrivati in un momento di sbandamento collettivo, non di reparto, ma di squadra. E’ come se la Juve si fosse spenta sul più bello, con la partita in pugno, forse già sicura di uno scudetto oggi ancora tutto da conquistare. Il peccato originale è l’assenza di stimoli e carattere che hanno da sempre contraddistinto la Juventus negli anni, il DNA che ha costruito gli 8 scudetti consecutivi e le due finali di Champions, che forse i nuovi non hanno ancora metabolizzato e Maurizio Sarri non è riuscito a tramandare.
A Milano l’ha differenza l’ha fatta più la testa delle gambe, veloci e leggere nelle ultime partite e anche nella prima ora col Milan. I bianconeri avranno subito l’occasione di testare la loro condizione contro una delle squadre più in forma, l’Atalanta sabato. Hanno fatto discutere anche i cambi: tardivi e ininfluenti, andavano gestiti meglio, soprattutto potendo cambiare praticamente mezza squadra. Conseguenza e non causa della sconfitta, invece, il nervosismo nemmeno troppo strisciante di Higuain, trascinato fin dentro lo spogliatoio dopo una sostituzione non gradita, ma anche la delusione di Ronaldo, e gli sguardi persi della dirigenza in tribuna, mentre le parole di Sarri nel post gara (“Abbiamo giocato una prima ora di livello mondiale”) hanno spiazzato i tifosi, e non è la prima volta. La Juve ha ancora in mano il suo destino, ma i quattro gol subìti contro il Milan l’hanno rimessa in discussione.
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Il Gazzettino