A Cagliari insulti razzisti per Muntari che lascia il campo per protesta: "Questo non è calcio, l'arbitro doveva fermare il gioco"

A Cagliari insulti razzisti per Muntari che lascia il campo per protesta: "Questo non è calcio, l'arbitro doveva fermare il gioco"
PESCARA Una macchia rende ancora più amara l’ennesima sconfitta del Pescara a Cagliari. Nel finale della partita del Sant’Elia, dagli spalti partono fischi e...

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PESCARA Una macchia rende ancora più amara l’ennesima sconfitta del Pescara a Cagliari. Nel finale della partita del Sant’Elia, dagli spalti partono fischi e insulti di stampo razzista nei confronti di Sulley Muntari, che lascia il campo e va a battibeccare con i tifosi sardi seduti in tribuna. Una scena che l’intero campionato di serie A avrebbe voluto risparmiarsi e sulla quale nessuno in campo ha preso provvedimenti. Minelli avrebbe dovuto interrompere la partita e far comunicare dagli speaker un messaggio di avvertimento sulla possibilità di sospendere la partita (cosa che poi è stata fatta, senza stop al gioco).Un caso che rimanda al precedente del 3 gennaio 2013 che vide protagonista Boateng: il centrocampista del Milan lasciò il campo volontariamente durante l’amichevole dei rossoneri contro la Pro Patria, dopo che una parte della tifoseria avversaria lo insultò per il colore della pelle.


“Avete visto tutti cosa è successo – ha detto a fine partita l’ex giocatore di Milan e Inter a Sky – . Cori contro di me già nel primo tempo. Un bambino m’insultava con i genitori vicino. A fine primo tempo, gli ho regalato la mia maglia. Dobbiamo fare così per dare esempio ai più piccoli e portarli allo stadio. Nel secondo tempo la curva del Cagliari insisteva, io gli dicevo bravi, bravi. L’arbitro mi ha detto di non parlare con il pubblico. Io gli ho detto? Hai sentito cosa mi stanno dicendo? Lui mi ha risposto: “Parlo io”. Ho subito replicato: “Devi fermare la partita”. L’arbitro non serve solo per fischiare, deve ascoltare, valutare. Questo non è calcio”. Addirittura Muntari è stato ammonito da Minelli: “Lui mi ha accusato di parlare con il pubblico, ma gli ho solo detto: mi stanno insultando. Ero calmo, ma lui ha alzato la voce e mi ha fatto incazzare: doveva fermare la partita, non lo ha fatto e invece ha alzato la voce con me e mi ha ammonito. Devi avere il coraggio di fermare questo, se non lo fai, domani accadrà di nuovo su altri campi”.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino