Don Boris, il prete alpino all'adunata: toccata e fuga tra una confessione e la Cresima

PORCIA - Per don Boris Bandiera quella di quest'anno sarà un'Adunata brevissima. Tempo di arrivare a Udine, passare qualche ora in compagnia dei compaesani e poi...

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PORCIA - Per don Boris Bandiera quella di quest'anno sarà un'Adunata brevissima. Tempo di arrivare a Udine, passare qualche ora in compagnia dei compaesani e poi tornare nella sua parrocchia di Sant'Odorico di Porcia, perché il lavoro lo chiama. Una toccata e fuga prima delle confessioni domani, mentre domenica sarà il turno delle cresime. Ad accompagnarlo al raduno nazionale delle penne nere è il papà di uno dei ragazzi, che tra pochi giorni prenderanno il sacramento.

Per don Boris la vocazione è arrivata tardi, all'età di 30 anni. Prima di intraprendere il percorso religioso entrando in seminario aveva lavorato come operaio in fabbrica. A 37 anni il sacerdozio.
Fin da giovane nutriva la passione per gli alpini. «A 15 anni - racconta don Boris - suonavo nella banda del mio paese, Meduno, e già allora seguivo con grande partecipazione e curiosità le adunate». Dopo aver conseguito il diploma, assolti gli obblighi di leva, tra l'altro proprio qui in Friuli nella Caserma di Cividale, è diventato a tutti gli effetti un appartenente al Corpo degli Alpini, potendo così indossare "a pieno titolo" il cappello con la penna nera di cui va orgoglioso. L'Adunata nazionale in regione era un'occasione da non perdere e don Boris non ci ha pensato due volte. Nonostante i pressanti impegni con la comunità parrocchiale è riuscito a ritagliarsi un giorno per togliere il collarino ecclesiastico e indossare l'iconico copricapo verde.

IL TERREMOTO
Per quanto insolito possa sembrare incontrare un prete alpino all'Adunata, in realtà i due mondi sono molto più vicini di quanto si possa immaginare. «Gli alpini - continua don Boris - manifestano la carità cristiana, cioè l'amore verso il prossimo. Nei momenti difficili gli alpini ci sono sempre e in prima linea. Chi più dei friulani può testimoniarlo, ricordando l'immane tragedia dell'Orcolat nel 1976 che segnò questa terra». Questo è uno dei motivi per cui il legame tra il Corpo militare delle penne nere e la comunità friulana è diventato indissolubile.


Ed è proprio nel motto di questa edizione "Alpini, la più bella famiglia" che don Boris si riconosce: «Ritrovo lo spirito alpino di solidarietà e fratellanza. Questa è anche una splendida opportunità di trascorrere del tempo con persone a me care, con le quali condivido valori e passioni». Una giornata dunque diversa, intrisa di emozioni. Da domani il cappello torna nell'armadio, ma lo spirito alpino rimarrà sempre dentro di lui.
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Il Gazzettino