Rieti, cacciatore in area privata: litigio e rinvio a giudizio

Un cacciatore (archivio)
RIETI - Gli aveva chiesto di qualificarsi e mostrare il tesserino, per tutta risposta si era visto minacciare e puntare contro il volto la canna del fucile: il cacciatore riteneva...

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RIETI - Gli aveva chiesto di qualificarsi e mostrare il tesserino, per tutta risposta si era visto minacciare e puntare contro il volto la canna del fucile: il cacciatore riteneva di avere il diritto di sparare agli uccelli appostato all’interno di una proprietà privata e il proprietario non doveva interferire. E’ finita così, con il rinvio a giudizio per minacce gravi dell’uomo che impugnava la doppietta, una giornata di caccia organizzata da alcuni amici nella Piana Reatina, dove avevano scelto per la battuta una vasta area che circonda una villa. Una proprietà privata non completamente recintata che, come spesso accade, viene attraversata dai battitori, ma ciò comporta il rispetto di regole e comportamenti ben precisi. Uno di questi, è mostrare dietro richiesta il tesserino se si viene sorpresi dal padrone. Nel caso finito all’esame del giudice monocratico, il cacciatore imputato si era rifiutato di farlo («Non sono tenuto a mostrare nulla», aveva risposto), al contrario di un altro compagno di caccia che era con lui, e questo aveva generato la discussione con il proprietario avvicinatosi, mentre stava passeggiando nel parco con i suoi figli, dopo aver udito gli spari.


LA RICHIESTA
Anzi, il padrone aveva invitato lo sconosciuto anche a scaricare la doppietta, ma la risposta era stata quell’arma puntata contro il viso. Una discussione a cui avevano posto fine alcuni agenti della forestale intervenuti, poi sfociata nel processo appena iniziato che ha registrato, come primo atto, l’accoglimento della richiesta di costituzione di parte civile del proprietario minacciato, presentata dagli avvocati Luigi e Carlo Gianfelice.
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Il Gazzettino