Colpisce dove fa più male, Alessandro Di Battista. Dal Guatemala attacca Matteo Salvini sulla sentenza che condanna la Lega a restituire 49 milioni di fondi pubblici. E...
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Il trend dei sondaggi, che segnalano il sorpasso della Lega sul M5s, unito alle tensioni striscianti nel governo in vista del varo della manovra, spingono i vertici pentastellati a reagire (in settimana dovrebbe essere a Roma anche Davide Casaleggio). La chiusura dei negozi la domenica, lo stop al Tap, il reddito di cittadinanza e il pugno duro anticorruzione: negli ultimi giorni il martellamento sui temi cari alla base del Movimento si è intensificato. C'è bisogno di uscire dall'ombra. Il leader M5s assicura che con la Lega si «lavora bene» e poi, smentendo un video in cui sembra per errore collocare Matera in Puglia e non in Basilicata, se la prende con la stampa: «Gli editori dei giornali hanno le mani in pasta ovunque nelle concessioni di Stato: autostrade, energia, telecomunicazioni, acqua.
L'ordine dei prenditori editori è di attaccare con ogni falsità e illazione il M5s: screditano il governo senza sosta. Bisogna fare una legge per garantire che gli editori siano puri e i giornalisti liberi di far inchieste». Poche ore dopo, però, in collegamento dal Guatemala dove fa il volontario zappando la terra in una comunità, Di Battista rilancia. «Penso che Salvini sia pompato dal sistema mediatico in maniera vergognosa», afferma. «Lo fanno perché M5s fa molta più paura. Ma non siamo quattro sfigatelli subalterni: avanti con durezza, estremo rigore e intransigenza. Perché contano i risultati, Salvini fa propaganda». L'attacco alla Lega si fa durissimo sui fondi da restituire: «Rendano il maltolto fino all'ultimo centesimo. Non c'è nessuna sentenza politica, ma quando mai?».
Sulla legge anti-corrotti, che poco piace al centrodestra, l'insinuazione è velenosa: «È arrivata a Salvini una telefonata dal San Raffaele perché a Berlusconi era salita la pressione.
Il Gazzettino