Non è una fine, è un nuovo inizio. Almeno così lo vede Berlusconi. E nella risistemazione personale e politica di tutto - «Il Covid è uno...
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Berlusconi, con Francesca Pascale è finita: «Le vorrò sempre bene, Marta non c'entra nulla»
Dopo l'estate dovrebbe cominciare il trasloco da Palazzo Grazioli, che di affitto costa 40mila euro al mese, e entro la fine dell'anno si chiuderà la lunga storia, dal 96, che lega il Cavaliere e la politica italiana dall'inizio della Seconda Repubblica a questo edificio. La cui grandezza è stata nell'ossimoro: un edificio monarchico e anarchico, esattamente come il Cavaliere. Ora ci sono soltanto quattro segretarie, un autista, alcuni uffici (quello di Valentino Valentini, quello di Sestino Giacomoni, la cosiddetta zona Letta), le stanze a disposizione di Confalonieri e Paolo Berlusconi quando pernottano a Roma, le sale riunioni, la sala da pranzo (soprannominata «lo scannatoio» considerando le litigate tra maggiorenti forzisti che lì si sono svolte sulle candidature), la cucina dove troneggiava il cuoco Michele (per i pranzi e cene tricolori che facevano dire a Bossi: «Qui si mangia poco e male») e i salotti, i salottini, i corridoi damascati del piano nobile in cui Putin lanciava la pallina a Dudù e tutto il resto. Compresi i divanetti in cui s'addormentava Paolo Bonaiuti quando Silvio lavorava fino alle 3 del mattino. O la grande stanza con la tivvù in cui si vedevano le partite ma anche dove capitava che il sovrano desse da mangiare al cagnolino reale e qui ha sempre troneggiato tutto l'anno, insieme a un plastico del Colosseo, l'albero di Natale alto oltre due metri e forte della preziosità di essere Swarowski.
ZUFFE E DOSSIER
Naturalmente in tutte queste stanze oltre a decidersi le liste elettorali e a stabilire chi comandava - una volta due super-big azzurri s'accapigliarono a colpi di dossier giudiziari e Verdini li dovette dividere: «Ma proprio qui dentro si fa il peggior giustizialismo? Ma siete impazziti?!» - si svolgevano feste e divertimenti. Come quando, per restare nella sfera politica, si affollarono di bella gente questi saloni, con i palloncini che volavano, per esempio per celebrare la vittoria del 2008. E chi non ricorda il vecchio parlamentino forzista nel palazzo? E l'ammezzato in cui si sfornava il Mattinale? E l'ansia bonaria di Berlusconi quando Tatarella andava in bagno: «Lo lascia sempre in disordine»? E la spending review della Pascale contro i leggendari fagiolini («Troppo carestosi!», esclamava in slang napoletano) a 80 euro al chilo? Ma questi sono i fasti di un tempo. Quando in piena notte se Silvio leggeva sui giornali freschi di stampa qualcosa che non gli garbava, chiamava l'Ansa. Gli passavano i dimafoni e lui: «Sono Silvio Berlusconi». E loro, per nulla colpiti dal calibro dell'interlocutore: «Va bene, titolo?». Ora è tutto un po' crepuscolare. E siccome Silvio non viene quasi più, il partito lavora nella sede di Piazza in Lucina.
Nel sintonizzarsi sul nuovo, nell'esigenza di andare all'essenziale, che riguarda anche un tipo sensibile come Berlusconi agli stati d'animo collettivi, rinunciare a Palazzo Grazioli è nelle cose. E come molti strappi sentimentali può fungere anche questo come una spinta verso il futuro. Tra Arcore, la villa di Marina in Provenza dove Silvio si trova benissimo e la voglia di frequentare Bruxelles come padre nobile del popolarismo europeista, per Berlusconi Palazzo Grazioli è una spesa non più essenziale come un tempo. E la ex villa di Zeffirelli, svuotata purtroppo di tutti i cimeli che sono andati nella Fondazione intitolata al maestro, è un posto magico dove recarsi quando serve, anche per lavorare con più concentrazione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino