Sembrerebbe la vecchia canzone di Jovanotti. Ma dietro al «mi fido di te» rivolto da Luigi Di Maio al premier Conte sul Mes c'è una strategia chiara:...
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Sapendo che alla fine difficilmente il Salva Stati non potrà essere attivato. Una doppia morsa, dunque. Da una parte i dem che spingono per il sì, dall'altra i big grillini che lasciano l'onere della partita all'inquilino di Palazzo Chigi.
In un'intervista a La Stampa il ministro degli Esteri ha detto a proposito del Mes: «È meglio che io non intervenga direttamente sul tema, per non indebolire le trattative. Il presidente del Consiglio ritiene che sarà sufficiente il Recovery Fund e io non dubito delle sue parole».
Mes, Zingaretti: «Dieci ragioni per dire sì. Possiamo avere risorse, basta tergiversare»
Il governo del rinvio e tutti gli ostacoli sui quali può inciampare
Un'uscita non casuale. Laura Castelli, viceministro dell'Economia e braccio destro di Di Maio, ripete la stessa identica cosa questa mattina sempre in un'altra intervista, questa volta al Corriere della Sera. Ovviamente si tratta due mosse coordinate e stabilite a tavolino. «Sul Mes abbiamo fiducia nelle parole del presidente Conte, che ad oggi ha detto che non serve. A settembre scriveremo la legge di Bilancio, è quello il momento di capire che fare».
In apparenza, potrebbero sembrare due aperture, quelle di Di Maio e Castelli. Ma, se si leggono con gli occhiali della politica, sono esattamente il contrario. E suonano così: caro Conte, dici di volere essere il Capo del Movimento? Bene, sul Mes ora vedila tu. E se alla fine l'Italia dovrà adottarlo, visto il pressing di buona parte dell'Europa a partire dalla cancelliera tedesca Merkel, i big grillini sono pronti a passare all'incasso con il premier. Ed ecco la canzone di Jovanotti: Mi fido di te/cosa sei disposto a perdere.... Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino