Governo, il programma che non c'è: 26 punti in cui regna la vaghezza

Al ventiseiesimo (e ultimo) punto della bozza di programma Pd-Cinque stelle che sta circolando c'è scritto: «Il Governo dovrà collaborare per rendere Roma...

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Al ventiseiesimo (e ultimo) punto della bozza di programma Pd-Cinque stelle che sta circolando c'è scritto: «Il Governo dovrà collaborare per rendere Roma una capitale sempre più attraente per i visitatori e sempre più vivibile e sostenibile per i residenti». Urca! Che gran colpo. Significa che l'Urbe è pronta a rinascere in rosso-giallo e c'è davvero un piano dettagliato, ficcante, performante e basato su idee, accordi e realizzazioni precise e risolutive. Niente di tutto questo, naturalmente.


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Anzi, l'ultimo punto - questo in cui non viene indicata una riforma vera da fare subito e presto per dare un destino nuovo alla città guida dell’Italia e dunque all’intero Paese - possiamo considerarlo riassuntivo dell'intero contenuto del programma governativo almeno nella sua prima bozza. Un insieme di buone intenzioni, vaghe, una leggerezza che serve a sorvolare su tutti i nodi fondamentali per la ripresa del Paese che sono quelli - la giustizia? suvvia, lasciamo perdere l'abolizione della prescrizione infinita dei processi. La revisione dei decreti sicurezza di Salvini odiati dai dem e non invisi agli italiani? Neanche un cenno - che sono quelli sui quali Pd e M5S appaiono talmente divisi che è meglio divagare. 26 punti sul bisogna fare ma in nessuno si dice come.

Il programma di governo dice praticamente questo: che serve un programma di governo. Per ora, domina il fumo. Che avvolge grandi slanci ideali: come quello del Green New Deal, della centralità (ma declinata come? Boh) dell'approccio solidale e della rivoluzione ambientale oltre naturalmente all'impegno morale di «rimuovere tutte le forme di diseguaglianza (sociali, territoriali, di genere»). E l'Europa  come dev'essere? «Più inclusiva», ovviamente. Il conflitto d'interessi, quello sì, andrà fatto. Il taglio del numero dei parlamentari (la riforma meno urgente di tutte) si prende invece la priorità ed è l'unica che riesce a meritarsi tempi certi e un capitoletto chiaro e non evasivo come tutto il resto: «Va approvata alla prima seduta utile della Camera».

Il mondo del lavoro e soprattutto quello del non lavoro starà esultando leggendo la nettezza di questo impegno. E le tasse? «Abbassare le tasse». Come? Mah. E i beni comuni? Evviva l'«acqua pubblica», e i dem devono ingoiare questo e anche la revisione delle concessioni autostradali. Perché è molto generico il libro dei sogni giallo-rossi o rosso-gialli ma è tutto più giallo che rosso. E il riformismo vero, sodo, proiettato alla modernità e allo sviluppo per ora - almeno  in bozze - non se la passa troppo bene.

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Il Gazzettino