Può cadere il velo della privacy sui «furbetti del bonus». L'autorità garante fa sapere all'Inps che i nomi possono essere svelati: non ci sono...
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Il leghista ligure Alessandro Puggioni annuncia che non si candiderà dopo aver preso il bonus. È sulla Camera, intanto, che tutti gli occhi sono puntati. Si cercano i due leghisti e il Cinque stelle (o ex M5s) che hanno chiesto e ottenuto il bonus, ma anche i due colleghi (un leghista e un Iv, si dice) che l'hanno chiesto senza ottenerlo. Per tutto il giorno continuano a tacere il deputato leghista mantovano, imprenditore del tessile, Andrea Dara, e la collega piacentina, consulente in finanziamenti europei, Elena Murelli. I loro nomi circolano da lunedì, non smentiti. Matteo Salvini per ora tace. Parla per lui il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari: «Come promesso, se qualcuno ha preso un bonus verrà sospeso, anche se quei soldi sono stati dati in beneficienza», afferma.
Fine delle comunicazioni. Tra i parlamentari M5s, ma anche nel Pd, circola l'ipotesi di intervenire con un emendamento al decreto di agosto, che ancora deve essere pubblicato in Gazzetta ufficiale, per introdurre criteri che per il futuro limitino il bonus a chi sia (inclusi i parlamentari) sopra una certa soglia di reddito. Difficile fare qualcosa, invece, per il passato: il principio di affidamento non permette norme retroattive che obblighino alla restituzione. Restano dunque due vie. La prima è la pubblicazione dei nomi da parte dell' Inps. Il M5s ha raccolto le firme tra i suoi parlamentari (tra le perplessità di alcuni di loro, dal momento che la riservatezza è un diritto di cui non si può disporre) per dare l'autorizzazione alla pubblicazione. Ma a dare una mano è il garante della privacy: si può pubblicare i beneficiari «laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell'interessato».
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Il Gazzettino