A 24 ore da un'assemblea congiunta che ha il sapore della «sfida all' O.K. Corral» è già iniziato il processo a Luigi Di Maio. E, questa volta,...
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«La generosità di Di Maio di mettere insieme 3-4 incarichi in qualche modo, deve essere rivista», scandisce il senatore. Difficile che, domani, sarà subito accontentato. Probabile, invece, che il vicepremier annunci l'istituzione di una sorta di segreteria politica, di 5-10 membri e composta da persone non al governo. Organismo nel quale potrebbe rientrare proprio Alessandro Di Battista. Intanto, sul Movimento, la confusione regna. Di Maio per tutta la giornata evita microfoni e corridoi parlamentari, al lavoro con il suo staff. Nel pomeriggio vede alcuni esponenti di spicco del M5S, come i due capigruppo D'Uva e Patuanelli e, probabilmente, i ministri Fraccaro e Bonafede. Ma rispetto al vertice di ieri, i contatti sono ben più discreti. La riunione convocata al Mise, infatti, non fa che aumentare il malumore tra i parlamentari. «Noi chiediamo più partecipazione e loro si vedono tra gli amici», protesta un deputato. E il malcontento, soprattutto tra i «dimaiani», monta ulteriormente quando Paragone scandisce la necessità di una «leadership 24h».
«Sai come le chiamo io queste persone? Traditori. E un traditore è sempre un traditore», sbotta un deputato in Transatlantico. Davide Tripiedi è un altro che non le manda a dire e allarga il bersaglio: «Gallo, Ruocco, Paragone? Si dimettessero loro prima di chiedere quelle di Di Maio!». In effetti, se domani tutti in assemblea chiederanno più partecipazione e una «rivoluzione» nella gestione del Movimento e delle sue scelte solo una parte, minoritaria, potrebbe chiedere le dimissioni di Di Maio da capo politico. Magari allegando alla richiesta un documento scritto, con tanto di firme. Il testo per ora, sembrerebbe non ancora nero su bianco ma non è un caso, in mattinata, la presenza a Montecitorio della senatrice Paola Nugnes, dissidente di lungo corso. E nel regno del dissenso si inseriscono anche Carla Ruocco e Roberta Lombardi.
«Paghiamo l'uomo solo al comando», sottolinea la presidenza della commissione Finanze. «La responsabilità in capo ad un solo uomo è deleteria per il Movimento, ed è un concetto da prima repubblica», incalza Lombardi.
Il Gazzettino