Cgil, Cisl e Uil in piazza sferzano il governo: ascolti la voce del 'popolo del lavorò, si confronti con i sindacati, ascoltando le loro proposte, e «cambi...
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«Noi siamo il cambiamento», incalza il leader della Cgil, Maurizio Landini, dal palco di piazza San Giovanni, al suo debutto in piazza da numero uno della confederazione di corso d'Italia. «Il governo esca dalla realtà virtuale e si cali nel mondo reale»: attacca la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. E, avvertono, se non ci saranno riscontri, andranno avanti fino a portare a casa risultati. «Non siamo contro il governo, ma gli chiediamo di convocarci o la mobilitazione proseguirà», dice chiaramente il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. A sei anni dall'ultima manifestazione unitaria in piazza San Giovanni (era il 22 giugno 2013 quando scesero in piazza, sempre di sabato, con lo slogan "Lavoro è democrazia"), Cgil, Cisl e Uil tornano insieme per rilanciare l'unità del mondo del lavoro, la forza di 12 milioni di iscritti ai sindacati e la richiesta forte al governo di ascoltare le proposte, unitarie, messe nero su bianco ad ottobre scorso e già illustrate al premier Giuseppe Conte.
Negli interventi si rivolgono al presidente del Consiglio ma anche ai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini (di cui sfila anche una sagoma). In piazza si vedono i candidati alla segreteria del Pd, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti,l'ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, l'esponente di Leu ed ex presidente della Camera, Laura Boldrini.C'è anche una delegazione di industriali arrivati da Ravenna, una trentina che sfilano in corteo dietro lo striscione «Investiamo nel gas naturale italiano». I sindacati confermano il giudizio negativo sulla manovra, «miope e recessiva», e insistono sulla necessità di creare lavoro, rilanciando gli investimenti, di fare una «vera» riforma delle pensioni e di rivedere il sistema fiscale, diminuendo il peso della tasse su lavoratori e pensionati. Quota 100 «ben vanga» ma non basta perché lascia fuori «tutto un mondo» che non arriva a 38 anni di contributi: a partire dalle donne (per le mamme - è la loro proposta - andrebbe riconosciuto un anno di contributi per ogni figlio) e dai giovani (per i quali sarebbe necessario pensare ad una pensione di garanzia). Bene la lotta alla povertà, sostengono, ma il reddito di cittadinanza è «un ibrido» con le politiche del lavoro che rischia di «fare male» su entrambi i fronti. Dunque, servono gli investimenti, materiali e immateriali. E serve «sbloccare le infrastrutture», insiste Furlan, che aprirebbero a 400mila posti di lavoro.
«È meglio che il governo torni indietro perché altrimenti va a sbattere.
Il Gazzettino