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«Il 25 aprile è patrimonio di tutta l’Italia, la ricorrenza in cui si celebrano valori condivisi dall’intero Paese». Oggi, per la nona volta da quando è Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella celebrerà la festa della Liberazione, conservando in parole e visite - specie in una fase politica tanto divisiva - il medesimo senso attribuito alla ricorrenza alla sua prima volta al Colle, nel 2015: «Un popolo vive e si nutre della sua storia e dei suoi ricordi».
E non a caso anche ieri, ricevendo al Quirinale una rappresentanza delle Associazioni combattentistiche e d’arma, il Capo dello Stato ha lodato «l’impegno e la determinazione che le vostre associazioni impiegano ogni giorno per tener viva la memoria di un periodo tra i più drammatici della nostra storia contribuendo in ampia misura a far conoscere e non dimenticare quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà che permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista».
LA VISITA
Una missione, quella di Mattarella, che dopo la deposizioni di una corona all’Altare della Patria accompagnato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, lo porterà in Piemonte, prima a Cuneo, poi a Borgo San Dalmazzo e a Boves.
Nel capoluogo piemontese, città decorata al valor militare per la guerra di Liberazione, il Presidente terrà un discorso al teatro Toselli.
Mattarella raggiungerà poi Borgo San Dalmazzo, il comune a pochi chilometri da Cuneo i cui abitanti nascosero decine di ebrei che superarono il confine francese sperando nella salvezza. Una speranza, purtroppo, non sempre ben riposta perché nel settembre 1943 le SS catturarono 349 profughi deportandoli verso il campo di concentramento di Auschwitz, dove non a caso il Capo dello Stato si è recato pochi giorni fa.
LE TAPPE
L’ultima tappa delle visite presidenziali, a cui prenderà sempre parte il ministro della Difesa Guido Crosetto, prevede invece l’arrivo a Boves. Ovvero il piccolo comune teatro della prima rappresaglia dei nazisti contro la popolazione civile.
La vicenda è purtroppo tra le più note: pochi giorni dopo l’armistizio del ‘43, durante l’occupazione del comune, i partigiani catturarono due militari tedeschi salvo poi intavolare una trattativa per la loro restituzione al fine di risparmiare il paese. Alla consegna degli ostaggi però il patto fu tradito dalla 1 Divisione Panzer SS Leibstandarte SS Adolf Hitler che diedero fuoco alle case in cui erano rimasti soprattutto anziani, donne e bambini, uccidendo 25 persone inermi. Uno scenario, quello dei rastrellamenti e degli incendi, con morti tra civili e partigiani, che Boves conoscerà più volte tra il 1943 ed il 1944, meritandosi le più alte onoreficenze: Medaglia d’oro al valor militare e Medaglia d’oro al valor civile. E oggi, appunto, la visita di Mattarella, sempre impegnato «a tener viva la memoria».
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