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Ore di ansia e preoccupazione per Gianluca Vialli, l'ex centravanti di Juventus, Sampdoria e Nazionale. A pochi giorni dalla tragica scomparsa di Sinisa Mihajlovic, il mondo del calcio vede un altro gigante che lotta per la vita: Vialli, che combatte con un tumore al pancreas ormai da cinque anni, e che pochi giorni fa ha ufficializzato la sua pausa dagli impegni con la Nazionale azzurra guidata dall’amico Roberto Mancini, è ricoverato a Londra.
Gianluca Vialli ricoverato a Londra
La madre 87enne dell’ex calciatore, Maria Teresa, è partita da Cremona per la capitale britannica per stare vicina al figlio: Gianluca si trova nella clinica in cui aveva già sostenuto i due cicli di chemioterapia per il cancro scoperto nel 2017. La settimana scorsa l’ex numero 9 della Juve aveva detto di voler utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, aveva detto nel suo messaggio in cui spiegava di doversi prendere una pausa dalla Nazionale. La speranza di tutti è che questa pausa sia solo temporanea.
Intanto nel pomeriggio sia la mamma che uno dei fratelli di Vialli sono tornati a Cremona. E proprio il loro ritorno sembra poter fare intendere come le condizioni non siano così allarmanti come il tam tam delle ultime ore lascerebbe intendere. I parenti non rilasciano alcuna dichiarazione, mantenendo il riserbo che da sempre contraddistingue la famiglia dell'ex calciatore di Cremona, Sampdoria, Juventus e Chelsea oltre che della Nazionale.
Cabrini gli scrive: «Non sei solo»
Una lettera aperta al compagno di mille battaglie alle prese con la sfida della malattia: l'ha scritta Antonio Cabrini, campione del mondo 1982 in Spagna, a Gianluca Vialli, l'ex compagno di squadra in azzurro che ieri ha annunciato la rinuncia al ruolo di capo delegazione della Nazionale «per concentrare tutte le energie» sulla sua salute.
Vialli e il tumore al pancreas contro cui combatte dal 2017: «È un avversario molto più forte di me»
«Quante ne abbiamo giocate insieme in Maglia Azzurra!» scrive Cabrini, ricordando che insieme «abbiamo vissuto i Mondiali del 1986: eravamo i campioni in carica, dopo la grande impresa dell'82, ma non riuscimmo a ripeterci, arrendendoci alla Francia negli ottavi di finale. Quell'avventura non fu particolarmente fortunata per la Nazionale, ma ci permise di ritrovarci fianco a fianco, dopo gli anni dell'infanzia cremonese: i nostri genitori erano amici e fra noi ragazzi tu eri il più piccolo, il nostro cucciolo. E se sei diventato il campione che tutto il mondo ha ammirato lo devi anche a quelle radici, alla tua meravigliosa famiglia, ai valori che ti hanno trasmesso i tuoi genitori, tua sorella Mila e i tuoi fratelli. Ti scrivo per ricordati che non sei solo: con te, al tuo fianco, ci sono tantissimi amici, e tantissimi tuoi sostenitori».
«Stai giocando la tua partita in uno stadio immenso che fa il tifo solo per te. E sai benissimo, caro Luca, quale forza riescono a trasmetterti i compagni di squadra, i cori del pubblico e l'amore dei tifosi. Nella tua battaglia contro la malattia hai già dimostrato grande forza e stai dimostrando un grandissimo coraggio. Io, da amico e compagno, mi permetto di dirti: non mollare. Perché lo sport ci ha insegnato che non si molla mai e, ancor di più, perché la regola vale soprattutto per noi cremonesi. Che siamo pochi, ma buoni: pensa a Mina, a Ugo Tognazzi, ad Aristide Guarneri, a Chiara Ferragni... Se facciamo qualcosa, noi cremonesi lo facciamo ad altissimo livello, diventiamo un'eccellenza. E visto che due settimane fa alle storiche tre T di Cremona - Turòn, Toràs e… Tetàss - ne è stata aggiunta una quarta, la T del Tugnàss, io dico che dovremmo aggiungerne una quinta, la T di Testòòn. Perché noi cremonesi siamo dei testoni, abbiamo la testa dura e non molliamo mai». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino