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«Rientrerò in ospedale a testa alta, perchè non sarò mai un untore per alcun paziente», a parlare, in un'intervista all'ANSA, è Dario Giacomini, radiologo non vaccinato tra i 4mila medici "no vax" reintegrati dal nuovo governo Meloni, che si prepara a rientrare nell'ospedale di Vicenza, dove lavorava prima della sospensione per non aver voluto rispettare l'obbligo vaccinale per medici e operatori sanitari.
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«Vaccini operazione politica»
Durante l'intervista rilasciata all'Ansa, Giacomini, medico reintegrato, ha voluto dire la sua sull'obbligo vaccinale e su quelle che secondo lui sono le conseguenze: «Si instilla odio verso i sanitari non vaccinati, è una pericolosa furia ideologicà», dice, poi continua «i vaccini anti Covid sono stati più che altro un'operazione politica e non mi sono vaccinato perchè sono convinto che ciò non rappresenti la soluzione per limitare il contagio. I dati dimostrano che i contagi negli ospedali ci sono stati ugualmenti» dice il medico.
«Sono stato sospeso a luglio dello scorso anno ma a breve rientrerò al lavoro visto il decreto approvato dal Cdm che sospende l'obbligo vaccinale dall'1 novembre. Finalmente» afferma «come tanti altri cittadini per cui l'obbligo è scaduto invece lo scorso 15 giugno, potrò tornare al mio posto».
Giacomini passa poi a spiegare le ragioni alla base della scelta di non vaccinarsi: «Da subito ho espresso perplessità circa la capacità del vaccino di impedire la trasmissione del contagio da virus SarsCoV2.
Il medico radiologo reintegrato poi precisa «non essere contrario ideologicamente alla vaccinazione come principio di sanità pubblica, perchè tutti siamo stati vaccinati con altri tipi di vaccini; tuttavia in questo caso mi è sembrata più un'operazione politica che sanitaria. Infatti il vaccino, pur prevenendo le formi gravi di malattia a livello del singolo - rileva - non previene la diffusine del contagio, neppure con le tre dosi e neppure negli ospedali, dunque questi sono argomenti pretestuosi ed i medici sono equiparabili qualunque sia il loro stato vaccinale».
Aggiunge: «gli ospedali erano in forte difficoltà a fronte di un'assente gestione sul territorio della pandemia e quindi si è pensato che la vaccinazione coatta potesse essere la soluzione, ma è stata un'imposizione politica legata in primis ad una sbagliata gestione della pandemia ed i medici non vaccinati sono stati la valvola di sfogo».
Ed ancora: «Sono stato in ospedale per oltre un anno, quando il vaccino non c'era ancora, a contatto con pazienti Covid, e ho visitato tantissime persone anche non infette, ma non ho contagiato nessuno. Questa è la dimostrazione che si può comunque lavorare, pur in presenza del Covid», argomenta «assumendo ovviamente dei comportamenti prudenti e tutelandosi con presidi protettivi. D'altronde le malattie infettive, anche più letali del Covid, sono sempre esistiti e le abbiamo combattute anche quando non c'era lo strumento vaccino. Dunque è assurdo essere puniti sulla base della scelta di fare o meno il vaccino».
Inoltre sostiene: «Si stanno discriminando i medici non vaccinati, come se la loro professionalità ne fosse intaccata». Quanto alla polemica sull'opportunità di far rientrare i sanitari non vaccinati nei reparti più a rischio come le terapie intensive, dice: «Da sempre in questi reparti ci sono strumenti operativi di protezione per evitare che si possa danneggiare il paziente, a prescindere dalla pandemia di Covid. Ora torno in ospedale, contento di poter dare di nuovo il mio contributo per la salute dei pazienti con cui».
Conclude Giacomini: «continuo a battermi anche con la mia associazione per la libertà di scelta terapeuticà, che raccoglie sanitari e liberi cittadini».
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Il Gazzettino