Voto per l'autonomia, la città si smarca

Voto per l'autonomia, la città si smarca
IL PUNTOPADOVA Più di 26 punti percentuali. A tanto ammonta la distanza tra il Comune che in provincia di Padova (affluenza media 59.7%) che ha registrato una maggiore affluenza...

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IL PUNTO
PADOVA Più di 26 punti percentuali. A tanto ammonta la distanza tra il Comune che in provincia di Padova (affluenza media 59.7%) che ha registrato una maggiore affluenza ovvero Terassa Padovana dove a votare sono stati il 72, 7% degli aventi diritto (i sì hanno vinto con il 98.7%) e quello in cui si è votato di meno. In questo caso si tratta della città del Santo dove con il 46% dei votanti non si è neppure raggiunto il quorum (i sì sono stati il 96,8%). Che a Terassa quasi 3 votanti su 4 domenica siano andati alle urne per dire sì al referendum sull'autonomia del Veneto, non stupisce più di tanto: la notte dell'8 maggio del 1997, infatti il camion che trasportava il tanko con cui i Serenissimi andarono all'attacco del campanile di San Marco a Venezia, uscì proprio dalla casa di un concittadino, Domenico Brunato. Insomma, il Comune della Bassa, anche in questa occasione non ha mancato di confermarsi come uno dei baluardi dell'indipendentismo padovano.

Resta però da capire come mai il capoluogo, che non più tardi di 3 anni fa ha eletto un sindaco leghista come Massimo Bitonci, si sia tanto smarcato rispetto alla provincia. Rispetto alla media provinciale, infatti, ci sono oltre 13 punti percentuali di differenza. A rivendicare questa distanza ci pensa il consigliere regionale di Mdp, Piero Ruzzante: «Questo risultato mi rende orgoglioso di essere padovano spiega l'esponente di Articolo 1- evidentemente il lavoro di sensibilizzazione che abbiamo fatto, in assoluta solitudine, ha portato dei risultati. L'esito del referendum rappresenta la seconda sconfitta per Bitonci nell'arco di 4 mesi: prima ha perso le amministrative e domenica non è riuscito a raggiunge il quorum nella città che ha governato per due anni».
«Come prima cosa spiega il coordinatore provinciale forzista Luca Callegaro questa è una vittoria soprattutto di Forza Italia. La proposta votata domenica è stata presentata nel 2014 dal nostro partito. All'epoca, la Lega puntava ancora sull'indipendenza. Quanto alla differenza di voto tra città e provincia - aggiunge - mi pare evidente che Padova, potendo contare su strutture amministrative più articolate può dare risposte diverse rispetto ai piccoli Comuni della provincia».

In casa Pd le posizioni sono diverse. «A Padova la maggioranza dei cittadini ha compreso che si trattava di un'operazione propagandistica: mi sono sentito in sintonia con la mia città» dice l'ex sindaco Flavio Zanonato. «Il risultato della città non stupisce affatto, lo davo per scontato continua il consigliere regionale del Pd Claudio Sinigaglia che domenica ha votato anche in altri capoluoghi, come Venezia e Verona è successa la stessa cosa». Chi invece si è guardato bene dall'andare al seggio è il parlamentare dem Alessandro Naccarato che ha parole durissime nei confronti del suo partito: «Appare evidente che almeno metà degli elettori del Pd sono andati a votare sì e quindi il Pd è stato determinante per il risultato finale. Il dato della Lombardia è una conferma. Là il Pd, con l'autorevole impegno del vice segretario e ministro Martina, si è schierato per l'astensione influendo nel mancato raggiungimento del quorum. Senza il Pd, anche in Veneto, il referendum sarebbe stato un fallimento e la Lega sarebbe stata ridimensionata. Invece il nostro partito, con un ridicolo sì critico, ha aiutato Zaia e costruito le condizioni per una rovinosa sconfitta alle prossime elezioni». «Il referendum ci consegna, anzi ci ribadisce, una chiara richiesta dei veneti: avere maggiore autonomia. Non poteva essere diversamente perché si tratta di una richiesta ovvia» gli fa da controcanto il vicepresidente della Provincia, Fabio Bui, sindaco di Loreggia. «Una grande vittoria - dice poi il senatore azzurro Marco Marin - che invia un messaggio chiaro a Roma e al governo e anche all'operazione fatta con l'Emilia Romagna a pochi giorni dal voto per svuotare il referendum di significato. La sinistra si è dimenticata che il voto del popolo è la miglior prova di democrazia». Di «vittoria di Pirro» parla, invece, Paolo Benvegnù di Rifondazione comunista. «Sono orgoglioso di far parte di un popolo onesto, compatto, che richiede un giusto riconoscimento per l'immenso contributo in termini di cultura, sanità, civiltà, tessuto produttivo che apporta al suo territorio e al resto d'Italia» commenta il capogruppo grillino Simone Borile. A palazzo Moroni, si fa notare, infine, che gli unici consiglieri di maggioranza che sarebbero andati a votare domenica scorsa, sono Carlo Pasqualetto ed Enrico Fiorentin, entrambi della lista Giordani.
Alberto Rodighiero
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Il Gazzettino