«Volevano prendersi i nostri Gruppi»

«Volevano prendersi i nostri Gruppi»
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IL CASO
MESTRE La scissione nel controllo del vicinato coglie di sorpresa tante persone che avevano aderito al progetto sulla sicurezza partecipata e che, dello scontro tra l'associazione e il consigliere delegato del sindaco Enrico Gavagnin, sono venuti a sapere solo leggendo Il Gazzettino. L'altra sera la riunione formativa già in programma a Favaro, alla presenza della presidente regionale e vicepresidente nazionale Antonella Chiavalin, si è trasformata in un confronto sulla situazione e sul da farsi, con più di qualcuno che non ha nascosto il dissenso nei confronti del Comune. Ed ora da Torino, dove risiede, fa sentire la sua voce il presidente nazionale dell'associazione Ferdinando Raffero.

«L'ACCORDO ERA CON NOI»
«Questo è l'aspetto più spiacevole: rendersi conto che i cittadini non erano stati informati e sono stati messi davanti al fatto compiuto. Perché fare le cose senza trasparenza?» chiede Raffero. E continua: «L'accordo era stato fatto con noi, con i nostri cartelli e adesso improvvisamente si cambia. Capisco se ci fosse qualche problema o qualche mancanza, ma il progetto funziona. Che senso ha smontarlo per creare una realtà alternativa? Sono molto deluso». Raffero rivendica: «Noi abbiamo mostrato cosa facciamo e come lavoriamo, se altri vogliono andare per un'altra strada faranno vedere di cosa sono capaci. Da parte nostra non c'è astio, però sappiamo che le divisioni non fanno mai bene, soprattutto quando si agisce per la comunità. Evidentemente sotto c'è qualche fatto personale, qualche altra mira».
STOP AI CARTELLI?
La frattura presto potrebbe riflettersi sull'uso dei cartelli stradali coperti da copyright: «Quel logo rappresenta il nostro impegno. Noi andiamo avanti a fare quello che abbiamo sempre fatto. Se c'è qualcuno che sceglie l'alternativa gli auguriamo buon lavoro. L'importante è che ci sia chiarezza e non ci siano favoritismi di alcun tipo da parte del Comune - sostiene Raffero -. Mi auguro che non sia necessario ritirare la liberatoria per i cartelli, di certo non vogliamo essere cornuti e mazziati». La situazione venuta a galla in questi giorni non è stata comunque un fulmine a ciel sereno per i dirigenti più alti dell'associazione, ma covava da qualche mese come si può leggere nei messaggi scambiati sulle chat.
L'INCONTRO CON IL SINDACO

«Qualche settimana fa il sindaco Luigi Brugnaro ci ha ricevuti e ci ha spiegato che, se non avessimo aderito al progetto del Comune, non saremmo più stati riconosciuti. Ci è stato comunicato inoltre che verranno cambiati i cartelli racconta Antonella Chiavalin e questa soluzione non possiamo accettarla: l'iniziativa è popolare, politicamente indipendente e tale deve restare. La convenzione prevedeva l'appoggio dell'Amministrazione, non di essere comandati. Temo sia un'operazione elettorale. Ai nostri abbiamo detto di scegliere liberamente se andarsene di là. Devo dire che l'hanno scelto in pochi. E ora, oltre ai tanti che domandano chiarimenti, c'è anche chi comincia a chiedere di rientrare». All'esito di quell'incontro in municipio, Chiavalin aveva incassato il sostegno dello stesso Raffero che qualche giorno fa le ha scritto: Appoggiamo incondizionatamente la tua scelta di proseguire tutti uniti perché il progetto controllo del vicinato appartiene ai cittadini e le Amministrazioni che lo supportano si alternano, mentre noi rimaniamo sempre sul territorio a prescindere da chi governa.
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino