VOLA JACOBS

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IL PERSONAGGIO
TOKYO Non pioveva ieri sera a Tokyo. Eppure poco dopo le 20, ora locale, qualcuno ha visto all'interno dello Stadio Olimpico un inusuale fulmine azzurro. E siccome la meteorologia insegna che a tifoni, uragani e quant'altro viene sempre dato un nome proprio, la saetta in questione viene ribattezzata con nome e addirittura cognome: Marcell Jacobs. È il texano di Desenzano sul Garda, tesserato con le Fiamme Oro Padova, a illuminare la seconda notte olimpica dell'atletica italiana. Merito di una prestazione mostruosa sui 100 metri, un 994 che non è solo il nuovo record nazionale (abbassato di un centesimo il precedente primato, sempre con la sua firma) ma è anche il secondo miglior crono tra i 24 validi per l'accesso alle semifinali di questa mattina. Partenza esplosiva, progressione imperiosa sempre con quel suo busto quasi perfettamente eretto e - fatto il vuoto alle spalle - un vezzo alla Bolt: una piccola frenata finale, con gli ultimi appoggi un po' morbidi. Ed è questo il dettaglio più rilevante: l'allievo di Paolo Camossi ha stampato un tempo straordinario, addirittura mollando nel finale. Normale che oggi, quando per entrare tra gli 8 finalisti si dovrà dare davvero tutto, ci si possa aspettare un ulteriore ritocco al ribasso del primato. Che, tradotto, significa una cosa sola: Marcell Jacobs può davvero portare l'Italia nella finale olimpica della gara regina e, cosa ancora più clamorosa, può giocarsi una medaglia. Appuntamento alle 12.15 italiane per le semifinali e alle 14.50 per lo scontro finale per il podio.

LE PAROLE
Certo: non tutti sono andati a mille, ma intanto la tavola dei tempi dice che davanti al nostro atleta, per il momento c'è solo Andre De Grasse, il canadese che fu bronzo a Rio in 991, esattamente lo stesso tempo fatto segnare ieri. E ci sono sempre quegli appoggi finali che fanno sognare «L'obiettivo era correre bene e chiudere in prima posizione per avere una buona corsia in semifinale - spiega Jacobs -, ma non mi aspettavo questo tempo, perché ho fatto più fatica del solito e poi perché alla fine ho controllato'». Fatto sta che la prestazione non ha entusiasmato solo i giornalisti italiani (come noto, tifosi non ce ne sono, ahinoi). Al termine della batteria Marcell ha dovuto fermarsi con tanti reporter di ogni parte del mondo. Minimo comune denominatore: l'inglese. Che l'azzurro texano non parla troppo bene (sì, è così). «Ho fatto il giro di tutte le tv del mondo, ma almeno così mi sono allenato con l'inglese. Alla fine il mio accento era anche interessante». E cosa avrà detto con quell'accento interessante? Che non è soddisfatto del tutto perché può fare ancora meglio (sì, è così anche questa). «In accelerazione ho fatto passi troppo ampi, domani dovrò salire di frequenze».
IL SOGNO

II colosso bresciano riesce anche a sciogliersi un minimo. «Questo era il mio sogno di bambino, mi sto davvero godendo tutto qui commenta a caldo - Non vedo l'ora che sia domani, immagino questo momento da una vita». Così come probabilmente faceva anche Filippo Tortu che, in una stagione non troppo felice, fa comunque il suo e riesce a infilarsi nelle due dozzine di aspiranti finalisti. Lo fa con il suo season best, 10.10, che però andrà limato parecchio per puntare a un ingresso nell'élite dello sprint. «Sul piano tecnico credo di aver fatto tutto ciò che avevo programmato ma dovrò correre molto meglio se voglio andare in finale», l'analisi oggettiva di Pippo che, prima dell'esplosione di Jacobs a Savona, è stato il primo azzurro a scendere sotto il muro dei 10 secondi (999 nel 2018). Se un ingresso in finale per Tortu appare più complicato, il fatto che ritrovi le sensazioni è importantissimo: c'è una staffetta 4x100 da onorare e con questi due
Gianluca Cordella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino