Alla fine, lo scorso anno, il sì arrivò dopo mesi di discussioni e con un numero importante di paletti. Frutto di una concertazione certosina, per quello che da molti venne...
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Ad un anno di distanza arriva la richiesta ufficiale di patrocinio per il Pride 2017, che si terrà in Friuli Venezia Giulia dal 17 maggio al 10 giugno. E sono di nuovo sudori freddi tra le stanze di Ca' Sugana. Ma alla fine, nonostante tre voti contrari, anche in questo caso è arrivato l'ok della giunta. Treviso dà il suo patrocinio all'intera kermesse e invia un rappresentante in veste ufficiale, il consigliere di maggioranza Michela Nieri.
«Si tratta soltanto di continuare sulla linea del rispetto delle differenze, delle diversità e dei diritti», commenta asciutta Liana Manfio. Tuttavia il sentore è che sulla questione ci sia ancora ampia divisione all'interno della maggioranza. Perché il clamore suscitato dalla sfilata per i diritti del mondo gay, ha amplificato ulteriormente le differenze. Il patrocinio, sottolineano dal Municipio, non impegna in alcun modo il Comune. Sancisce di fatto un'adesione programmatica, ed è stato richiesto a tutti i comuni che negli anni hanno ospitato un Pride.
La richiesta era pervenuta al sociale, referato oggi tenuto dal vicesindaco Grigoletto. Il quale pare abbia preferito far formulare la richiesta dalla collega delle pari opportunità. Ma è evidente che i delicati compromessi dello scorso anno, sono resi tutt'oggi fragili da una manifestazione che da alcuni è stata sentita come troppo caricata, proprio per l'intento di amplificare la rottura col passato. «E sensibilità diverse si sono ulteriormente irrigidite», confermano tra gli scranni della maggioranza.
Anche questa volta insomma non è certo un plebiscito. E alla mente ritornano le difficili contrattazioni della primavera scorsa, la redazione di un documento in cui Manildo e i suoi (non tutti) in sostanza offrivano il patrocinio al Pride ma mettevano sul piatto sanzioni per le esibizioni d'orgoglio sentite come estreme. E soprattutto rifiutarono di condividere i documenti programmatici del manifesto, che includeva temi sensibili come l'utero in affitto. Alla fine si trovò una soluzione compromissoria. Nè il sindaco, nè vicesindaco presero parte al sabato arancione del 18 giugno, ma l'assessore Cabino (in marcia con Gazzola, Franchin e Manfio) lesse le parole di Manildo, che trovò un efficace escamotage citando All you need is love dei Beatles. Ma ad un anno di distanza, pur trattandosi del solo patrocinio, la polemica non accenna a placarsi.
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Il Gazzettino