Vo', è scattato l'isolamento L'esercito presidia i varchi

Vo', è scattato l'isolamento L'esercito presidia i varchi
LA GIORNATAPADOVA Ora a Vo' si fa sul serio. Dopo i primi due giorni in cui la quarantena era solo sulla carta, da ieri nessuno può più entrare o uscire dal paesino di tremila e...

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LA GIORNATA
PADOVA Ora a Vo' si fa sul serio. Dopo i primi due giorni in cui la quarantena era solo sulla carta, da ieri nessuno può più entrare o uscire dal paesino di tremila e trecento anime che si inerpica sui Colli Euganei. Dopo la riunione operativa delle forze dell'ordine all'alba, sono partiti i posti di blocco attorno al comune padovano dove si è registrato il più alto numero di infetti da Coronavirus in Veneto, uno dei quali, Adriano Trevisan, 77 anni, padre dell'ex sindaco, è morto subito dopo l'aggravamento, venerdì sera. Sono stati istituiti dieci checkpoint sul altrettante vie di accesso al paese: cinque sono gestiti dall'esercito, uno dalla guardia di finanza, due dalla polizia di Stato e due dai carabinieri che presidiano quello principale. Dal checkpoint uno parte il corridoio sterile per far entrare derrate alimentari e farmaci garantendo così ai cittadini l'approvvigionamento delle merci indispensabili. Tutto è previsto dal piano di intervento messo a punto dal governo per «cinturare i luoghi colpiti».

IL SISTEMA
Un provvedimento che mira a limitare la trasmissione del virus e prevede anche l'impiego dell'esercito proprio come accaduto prevenire atti di terrorismo. Una misura di massima emergenza che di fatto «sospende i diritti di libera circolazione delle persone», ma che si rende necessaria quando non ci sono altri modi per fermare la diffusione di un'epidemia. È il «modello Wuhan», dal nome della città cinese dove si è sviluppato per la prima volta il coronavirus e dove è tuttora in vigore un regime di sorveglianza strettissimo. E pazienza se qualcuno, in visita a parenti e amici, rimane prigioniero.
Vo' è una zona rossa: completamente isolata, con interdizione alla circolazione. Le vie di accesso sono controllate dalle forze dell'ordine in modo che nessuno possa arrivare o andarsene, a meno che non ci siano particolari esigenze che dovranno comunque essere appositamente autorizzate dal prefetto. In questo momento è come se Vo' fosse stata cancellata dalle mappe: non vi possono arrivare i mezzi pubblici, la circolazione è interdetta, sono state sospese tutte le attività pubbliche e chiuse le scuole e gli uffici.
GLI APPROVVIGIONAMENTI
Per garantire ai cittadini l'approvvigionamento dei generi di prima necessità è stato garantito il corridoio sterile, presidiato dall'Arma, che serve a rifornire negozi di alimentari e farmacie di cibo e medicinali: possono transitare i fornitori, equipaggiati con mascherine protettive e guanti, che vengono autorizzati dalla prefettura.
Sono una trentina i carabinieri di rinforzo arrivati nel paese euganeo da Venezia, altrettanti sono i soldati dell'esercito che consentono di garantire il presidio fisso e non impegnare troppi uomini delle forze dell'ordine che di pari passo devono anche garantire la pubblica sicurezza nel resto della provincia di Padova. Il rischio per chi non rispetta le disposizioni è stato inserito già nella prima ordinanza del ministero della Salute che «sospendeva le attività nelle aree di rischio». E applica l'articolo 650 del codice penale secondo cui «chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall'Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d'ordine pubblico o d'igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a 206 euro».
SOLIDARIETÀ

Intanto, ieri sulle varie pagine social di Vo' molte persone hanno cercato di dare un sostegno morale ai residenti del comune epicentro dell'infezione che per almeno due settimane saranno bloccati all'interno della zona rossa. C'è anche chi ha pensato di lanciare l'idea di una raccolta fondi per sostenere chi verrà danneggiato da questa quarantena, in particolare i proprietari di locali e negozi e in generale il popolo delle partite Iva, che quando non lavorano, ovviamente, non guadagnano. I residenti hanno apprezzato il gesto, ma qualcuno ha rifiutato «la carità», preferendo un sostegno più attivo, una volta che l'emergenza sarà terminata e questo sarà solo un brutto ricordo: «Per solidarietà proporrei a tutti quelli da fuori che tanto ci vogliono sostenere di fare visita a Vo' quando tutto sarà finito e di frequentare le vostre attività commerciali».
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino