Vivere in pendenza, i giovani e la sfida del lavoro in montagna

Vivere in pendenza, i giovani e la sfida del lavoro in montagna
IL LIBROPochi giorni fa, Silvia Cestaro, sindaco di Selva di Cadore, ha lanciato un appello drammatico: «Venite a vivere in Agordino, aiutateci a fermare lo spopolamento. Qui la...

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IL LIBRO
Pochi giorni fa, Silvia Cestaro, sindaco di Selva di Cadore, ha lanciato un appello drammatico: «Venite a vivere in Agordino, aiutateci a fermare lo spopolamento. Qui la vita ha ancora ritmi umani, ma abbiamo bisogno di nuovi abitanti, altrimenti il paese scompare». Quasi in concomitanza Giannandrea Mencini, giornalista-scrittore, ambientalista veneziano, innamorato allo stesso modo della laguna e delle Dolomiti, le montagne dei veneziani, esce con un libro che sembra una risposta all'Sos del sindaco. Vivere in pendenza, scelte di vita che cambiano la montagna bellunese, edito da Supernova, lancia un segnale positivo: qualcosa si muove. Il libro sarà presentato giovedì 28, alle 18, alla Libreria Goldoni di Venezia.

UN VIAGGIO TRA LE VALLATE
C'è ancora chi investe sulla terra, anzi c'è chi torna alle origini contadine. Mencini compie uno scrupoloso viaggio tra le vallate bellunesi, quasi un pellegrinaggio, per incontrare i nuovi pionieri della montagna. Quelli che hanno deciso di resistere o di tornare. È sorprendente scoprire quante siano le aziende agricole, gli agriturismi e le attività artigianali che hanno riaperto i battenti. Piccole imprese, quasi sempre a gestione familiare. C'è chi punta sull'allevamento e sulla produzione di formaggi, chi sulla coltivazione del terreno per produrre ortaggi e legumi, chi sulla ristorazione, chi sul legname per realizzare mobili di pregio. Quasi tutte queste microattività imprenditoriali sono in mano a giovani, trentenni o poco più che hanno studiato (molti diplomati ed anche laureati), e che alla tradizione uniscono l'innovazione.
LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA
Ormai il computer è entrato anche in stalla. È una serie di belle storie, che danno speranza e forse attestano un'inversione di tendenza: non tutti scappano dalla montagna c'è anche chi arriva dalla pianura per cambiare vita. Nel 2018, secondo i dati della Camera di Commercio, le imprese agricole in provincia di Belluno sono aumentate dell'11 per cento. Ma i risultati spesso ripagano dai sacrifici: il mercato apprezza e c'è anche un ritorno economico. Soldi sudati, che forse per questo danno più soddisfazione. Lavorare in pendenza però significa scontrarsi, oltre che con le difficoltà orografiche e climatiche, anche con una mentalità chiusa che cozza con il concetto moderno di impresa. Il montanaro è geloso del suo territorio e non è propenso a fare sistema.
LE QUESTIONI APERTE
Questo impedisce l'allargarsi delle imprese agricole. E non parliamo dell'unione in cooperative, che consentirebbe economie di scala: la diffidenza spesso è più forte dell'evidenza. Ma, nonostante la strada in pendenza sia molto aspra, il segnale che arriva dalla Val Belluna al Cadore, dall'Ampezzano all'Agordino, dal Comelico allo Zoldano e dalle altre aree in cui è frastagliata la provincia di Belluno, pare essere incoraggiante: ci sono molti giovani che vogliono lavorare lontano dalle città, in un ambiente ancora abbastanza naturale. C'è chi, pur avendo studiato, alla scrivania preferisce la stalla. La montagna torna ad attrarre, un segnale che deve cogliere anche chi ha gli strumenti, economici e politici, per aiutare chi vuole restare aggrappato alle proprie radici.

Vittorio Pierobon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino