VIRUS E IMPRESE VENEZIA Le aziende devono poter tornare presto ad operare non

VIRUS E IMPRESE VENEZIA Le aziende devono poter tornare presto ad operare non
VIRUS E IMPRESEVENEZIA Le aziende devono poter tornare presto ad operare non per gli interessi degli imprenditori, ma per le migliaia di posti di lavoro che ci sono in ballo e...

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VIRUS E IMPRESE
VENEZIA Le aziende devono poter tornare presto ad operare non per gli interessi degli imprenditori, ma per le migliaia di posti di lavoro che ci sono in ballo e che, una volta finita la cassa integrazione, potrebbero sparire.

È l'appello accorato che rivolge al Governo il presidente degli Industriali di Venezia e Rovigo Vincenzo Marinese, assieme al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che tra le altre cose è stato un suo predecessore come rappresentante delle imprese.
PAURA PER IL LAVORO
«In provincia di Venezia - ha detto Marinese, consegnando a Btugnaro come rappresentante della Città metropolitana 10mila mascherine Ffp2 da usare per i servizi essenziali - ci sono 28mila 800 persone in cassa integrazione. Se va bene, i dipendenti prendono 1000 euro al mese, ma se non anticipa i soldi l'azienda datore di lavoro, ci pensa Inps, che eroga anche dopo 5-6 mesi. I primi a chiedere di tornare al lavoro sono i dipendenti. Non a caso il 51 per cento di essi è preoccupato per il futuro economicamente parlando».
Dai video girati dai dirigenti di Pilkington e Fluorsid, due aziende che hanno scelto di restare a Marghera, questa esigenza si comprende ancora di più. La richiesta è un ritorno alla normalità con la ripresa pianificata delle attività produttive soprattutto per la sicurezza economica dei lavoratori.
LIQUIDITÀ
Poi è intervenuto Nicola Rizzo, dell'omonima famiglia di panificatori veneziani: la richiesta è che banche diano liquidità alle aziende con garanzia dello Stato.
«La liquidità è ossigeno per le imprese - prosegue Marinese - e chiediamo che ci sia una garanzia al 100 per cento dallo Stato. Questo darebbe vantaggio alle banche perché ridurrebbero gli accantonamenti ai fondi rischi e i soldi messi in circolazione sarebbero messi al servizio del tessuto produttivo. Per tutto questo è sufficiente che si garantisca il 100 per cento dei prestiti anziché l'80 per cento come accade oggi. E poi la possibilità per tre mesi di non pagare le imposte e poi rateizzarle per 3-5 anni in modo da avere i soldi per pagare i fornitori».
IL RISCHIO
«Qui non si tratta di aiutare aziende in difficoltà - è tornato il Brugnaro imprenditore - ma il virus ha messo in seri problemi aziende che funzionavano. Rischiamo di lasciare cicatrici inimmaginabili per i prossimi anni, con le nostre aziende che rischiano di essere comprate dall'estero. Dobbiamo pensare subito a queste cose, altrimenti avremo l'operazione riuscita e il paziente morto».
Si è poi parlato della riluttanza dei tedeschi a far intervenire le istituzioni europee.

«La Germania - ha ripreso Marinese - non può essere nostro amico, è il nostro principale concorrente a livello di produzione industriale. Riapriremo presto, ma al governo chiedo di iniziare subito a parlare con i Paesi confinanti perché se ci bloccano i confini riaprire e produrre non servirà nulla. Riaprire i confini per le merci è un obbligo dopo Pasqua».
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino