Si teme la violenza sessuale per strada, ma, come evidenziano i dati del Centro antiviolenza polesano, l'orco vive tra le mura di casa. Per sensibilizzare su questo tema il Comune...
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I dati parlano chiaro. Dal primo luglio 2015 al 30 giugno 2016 le donne accolte dal Centro sono state 56, di cui 3-4 in pericolo di vita. Il Polesine di recente è stato teatro di un violento femminicidio: esattamente un anno fa hanno trovato la morte nella casetta adiacente al canile di Fenil Del Turco la custode Maria Ascarov e la figlia Rodica Munteanu, trucidate dal marito di quest'ultima Afrim Rino Begu, che poi si è suicidato. Entrambe le donne, come ha raccontato Maria Grazia Avezzù, presidente del Centro, si erano presentate un paio di giorni prima della tragedia alla porta del Centro: «Un ultimo disperato grido d'aiuto: evidentemente avevano il sentore di ciò che poteva accadere». Le vittime che hanno fatto ricorso al Centro antiviolenza sono di età compresa tra i 20 e i 50 anni, soprattutto italiane, sposate con un lavoro e per il 75% con figli. Il carnefice è quasi sempre il marito, quasi sempre italiano di età compresa tra i 30 e i 60 anni, occupato, violento anche con i figli nel 37,50% dei casi, solo la metà dei quali viene denunciato «e solo quando le vittime iniziano a temere davvero per la loro vita». Il Centro antiviolenza oggi è gestito dall'associazione Ametiste: responsabile è Alessandra Tozzi, la vice Valentina Borella. «Per ora la tendenza è costante ha precisato la prima - A noi arrivano circa la metà delle donne andate al Pronto soccorso o dalle forze dell'ordine. Possiamo dare aiuto solo a chi lo chiede direttamente».
A sostegno del flashmob, anche la squadra della Rugby Rovigo che si è fatta fotografare per promuovere l'evento. Il Centro antiviolenza polesano opera a Rovigo, Lendinara e Porto Viro. E' possibile contattarlo ai numeri, 800304271, 392.0876262), 0425/605652 e 0426/325770.
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Il Gazzettino