«Villa di tutti, mie solo le tasse»

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Giambattista Marson non ci sta. O Imu o Tasi. Dal 1970 vive, con la moglie Annamaria Casalicchio, nella villa vescovile del Belvedere, ora nota come villa Marson. Piano terra,...

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Giambattista Marson non ci sta. O Imu o Tasi. Dal 1970 vive, con la moglie Annamaria Casalicchio, nella villa vescovile del Belvedere, ora nota come villa Marson. Piano terra, primo piano, secondo piano: sono circa 1200 i metri quadri. «Pagare sì, ma il giusto. O l'una o l'altra. L'edificio essendo catalogato in A8 non è esonerato dall'Imu, ma ora si aggiunge la Tasi che come è stato detto e scritto dovrebbe sostituire l'Imu».

Nessun pianto greco, solo la volontà di chiarire, di sottolineare che fanno ciò che possono per mantenere una edificio storico che dovrebbe essere orgoglio della città: «Siamo consapevoli di vivere in un luogo privilegiato, che è però anche un bene della comunità bellunese e che, per quel che possiamo, vogliamo mantenere in modo decoroso». Anche perchè la villa è meta di visite guidate, su prenotazione. Tanto per dire: venerdì un gruppo di 50 persone arriverà da Oderzo per ammirare panorama e parco. Un'ospitalità gratuita, questa. Di contro ad una gestione costosa: «Negli anni Settanta, quando fu necessaria una ristrutturazione per consentire la vivibilità, la Sovrintendenza ai beni architettonici ci diede un contributo».
Ma i lavori di ordinaria manutenzione sono a carico dei proprietari e, su un immobile del genere, ce n'è sempre una. Carta canta. Le cifre sono mostruose: 12mila euro le spese di riscaldamento nel 2013: «Per avere 18 gradi, che arrivano a 20 solo in cucina con il larin acceso».

Ci sono tubature che non devono gelare e anche le stanze non abitate hanno bisogno di essere un minimo riscaldate. Annamaria e Giambattista su quello che pagano di immondizie quasi ci ridono, per non piangere. «Ma viviamo in due, da qua alla cucina», precisa la signora Annamaria. Giambattista Marson, ha quasi 87 anni. Per 35 anni è stato primario dermatologo all'ospedale di Belluno. È succeduto nella villa - che nel XVIII secolo fu residenza estiva del vescovo Bembo - al bisnonno Gerenzani. Sindaco di Belluno nel 1967 dovette lasciare perchè la carica, all'epoca, era incompatibile con il lavoro di primario. Oggi riceve ancora i pazienti in uno studio privato in città. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino