VICENZA - «Cara Bce, il prestito dello Stato italiano è indispensabile per rimettere in corsa la nostra banca, tant'è che abbiamo già chiesto ufficialmente questo aiuto al...
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Si è quindi realizzata quella «richiesta spontanea degli istituti di credito» che il ministro Piercarlo Padoan aveva evocato un mese fa. Atlante 2 dispone di 1,7 miliardi, la cui destinazione però è stata a più riprese ribadita dai vertici degli istituti coinvolti: saranno riservati a rilevare gli Npl, per guadagnare rispetto al primo investimento di salvataggio. Ma anche nel caso in cui le risorse venissero dirottate sulle banche venete l'intervento dello Stato sarebbe indispensabile. E da ieri è ufficialmente richiesto, prima da parte di BpVi e poi, nel tardo pomeriggio, da Veneto Banca.
I due istituti continuano a marciare separati ma paralleli, perché è ancora ben chiaro l'obbiettivo a breve termine della fusione così come è stato ribadito anche nelle lettere spedite alla Bce giovedì.
Fusione che però continua a trovare un'accoglienza tiepida da parte delle istituzioni bancarie europee, che ribadiscono la volontà di valutare separatamente lo standing dei due istituti veneti per decidere se la ricapitalizzazione (che avvenga da parte dello Stato o da parte di Atlante) sia utile a consentire la prosecuzione dell'attività di entrambe le banche.
È la scommessa fatta da 65.505 azionisti che finora hanno manifestato interesse alla transazione, pari al 68,8% delle azioni per quanto riguarda BpVi, e cifre analoghe per Montebelluna. Un segnale che - se la quota arriverà all'80% entro il 22 marzo, il territorio è pronto a sostenere le sue banche. Anche lo Stato si è dichiarato pronto: si tratta ora di vedere se l'Europa lo permetterà. Le agenzie di rating non sembrano ottimiste: ieri Fitch ha modificato la valutazione di BpVi portando il rating a lungo termine da B- a CCC.
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Il Gazzettino